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La riforma Gelmini affossa l’istruzione tecnica e professionale

E’ di poche sere fa un circostanziato servizio del TG1 che metteva in evidenza la difficoltà di molte industrie soprattutto del centro nord nel reperire personale tecnico qualificato.
Il problema sembra essere imputabile soprattutto alla carenza di tecnici diplomati nelle scuole tecniche e professionali, tradizionalmente impiegati quadri intermedi.
Lo stesso ministro Sacconi confermava immediatamente dopo l’evidente difficoltà delle aziende in un suo intervento allo stesso Tg.
Viene spontaneo domandarsi se l’attuale politica del governo nei confronti della scuola e del nostro sistema di istruzione e di formazione nel suo complesso, sia in grado di porre rimedio a questa situazione.
La logica vorrebbe che per rispondere alle reali esigenze dell’industria e del paese si facesse di tutto per potenziare l’istruzione tecnica e professionale. Purtroppo però la cosiddetta riforma Gelmini, in realtà voluta da Tremonti con l’unico scopo di ridurre le spese ad ogni costo, sembra andare in tutt’altra direzione, a dispetto delle dichiarazioni di intenti del ministro dell’Istruzione. In pratica si sono fatti molti proclami televisivi, vantando un potenziamento degli istituti tecnici e un incremento delle ore di insegnamento delle materie tecniche e scientifiche che in realtà non esiste, anzi.
Quadri orari alla mano è facile dimostrare che ci si è mossi esattamente nella direzione opposta.

Nel Liceo Scientifico Tecnologico, opzione scientifico-informatica, si attuerà di fatto l’eliminazione delle ore di laboratorio e di esercitazioni pratiche e non solo, ad esempio Chimica viene ridotta di 2h negli ultimi tre anni del corso e Tecnologia e Disegno sarà sostituita da sole 2 ore da Disegno e Storia dell’Arte cancellando le utilissime compresenze con i docenti di laboratorio.

In molti corsi di istituto tecnico le ore di laboratorio anziché essere incrementate (soprattutto nel triennio di specializzazione) subiscono tagli pesanti che in alcuni casi arrivano al 30%, con esse saranno tagliate anche le ore di teoria.

Nel biennio degli stessi istituti tecnici la drastica riduzione (meno 50%) delle ore di compresenza con i docenti di laboratorio (ITP) comporta un taglio proporzionale delle ore dedicate ai laboratori e alle esercitazioni pratiche di numerose discipline tecnico scientifiche, prima tra tutte e caso più grave in assoluto quello di Disegno e Tecnologia, due materie fondamentali nella formazione di qualsiasi figura di tecnico degno di questo nome.
A fronte di questi fatti, in contrasto tanto stridente con le dichiarazioni ministeriali e tanti proclami televisivi, tocca assistere al triste spettacolo di un’industria che chiede più tecnici e più specializzazione e qualificazione senza trovare adeguate risposte da parte della classe politica, unita a destra come a sinistra in una operazione ormai in atto da vari lustri, regolarmente volta alla mera riduzione dei fondi destinati all’Istruzione e incapace persino di rendersi conto delle nefaste conseguenze del proprio agire.

Non si tratta di difendere interessi corporativi o posti di lavoro inutili, bensì di salvare e preservare un patrimonio di conoscenze che tradizionalmente costituisce il pilastro su cui si basa la parte più significativa e qualificante della formazione tecnica e professionale. Ciò è particolarmente grave in una situazione economica nella quale l’industria manifesta crescenti difficoltà a reperire risorse umane temporali e finanziarie da dedicare alla formazione interna del personale.