Pac – Coldiretti attiva un collegio legale sulla questione delle pratiche Pac bloccate e denuncia una ‘Situazione politica insostenibile’
VERCELLI/BIELLA – Sono “vizi formali” dovuti alla non coincidenza di piccole superfici o situazioni irrilevanti dal punto di vista sostanziale della domanda a interessare la maggioranza delle pratiche Pac il cui pagamento è stato fermato da Arpea, l’organismo pagatore della regione: 5000 in tutto il Piemonte, e tra queste ce ne sono diverse anche di Vercelli e Biella.
Duro il commento di Paolo Dellarole e Marco Chiesa, presidente e direttore di Coldiretti Vercelli Biella: “Per le imprese delle due province è l’ultima beffa, dopo una stagione difficile caratterizzata dalle incognite del maltempo, dalle basse quotazioni di mercato del riso e da una sostanziale, complessiva incertezza sul futuro del settore primario territoriale, e non solo: del resto, a breve si insedierà il settimo ministro dell’agricoltura dell’ultimo quinquennio – e ancora non sappiamo chi sarà – mentre in Regione si andrà a elezioni anticipate dettate dalle note vicende e sentenze. E in tutto questo, ci si dimentica del momento delicato che vive la nostra agricoltura, alle prese con una Pac da poco approvata e con la necessità di varare a breve i Piani di Sviluppo Rurale: di cui, però, ancora si sa poco o nulla di concreto”.
Relativamente alla vicenda dei pagamenti comunitari, “sono mesi che Coldiretti insiste con i funzionari di Arpea perché si proceda al pagamento della Pac 2013. Va detto che su 40.000 aziende circa, del Piemonte, 35.000 sono andate regolarmente in pagamento, mentre circa 5.000 sono state fermate da Arpea. Ma da sempre, Coldiretti ha sostenuto e chiesto con fermezza che non si blocchi il pagamento dell’intera domanda in attesa di verifiche spesso solamente formali, che vanno a compromettere l’erogazione delle spettanze alle imprese agricole. Di questi tempi, poi, la liquidità che arriva alle imprese agricole con la Pac è determinante e molto importante per far fronte alle spese di gestione delle imprese agricola. Bloccando queste entrate alle aziende si blocca anche tutto l’indotto, si blocca parte dell’economia di più provincie, ci sono fornitori che aspettano di essere pagati da mesi e che non ricevono ordinativi di mezzi tecnici per la prossima annata agraria , consorzi irrigui e di difesa grandine che si vedranno bollette non pagate quasi tutti gli agricoltori coinvolti non saranno in grado di far fronte a queste spese nemmeno se decidessero di svendere sul mercato tutto il loro raccolto, creando di riflesso, visto il numero di aziende risicole coinvolte, turbative su un mercato che per alcune varietà già oggi non è remunerativo. Per tutti, vale la stessa considerazione: con quale diritto ed in base a quale disposizione di legge si fermano questi pagamenti, mettendo in crisi le imprese agricole che sono finite nei controlli?”.
Diversi controlli ci sono stati nel corso degli anni passati da parte di Agea. Sono avvenuti ben 5 refresh ovvero verifiche effettuate attraverso la sovrapposizione di foto satellitari alle mappe dei terreni con relativo recupero delle somme indebitamente versate e relative sanzioni alle aziende coinvolte.
“La normativa dovrebbe dunque sanzionare l’intenzionale comportamento di chi si adopera per fare apparire coltivate superfici che in effetti non lo sono. Il problema di questi giorni invece è dato dal fatto che in Italia non si è mai affrontato seriamente il discorso della ricomposizione fondiaria risulta dunque una frammentazione della proprietà in alcuni comuni particolarmente accentuata: per esempio, Fontanetto Po, Palazzolo, Arborio, Lenta ecc. Spesso si tratta di affitto di piccole superfici da persone poi decedute per le quali i familiari del proprietario non hanno perfezionato la successione,(il costo supera a volte il valore del terreno): tutto ciò comporta la conseguenza che ci siano aziende che coltivano centinaia di queste piccole particelle per raggiungere una superficie totale che gli consenta di formare un azienda agricola economicamente sostenibile. Ma non per questo devono subire penalizzazioni, i controlli seguano pure il loro corso con tempi che non si prevedono brevi, le aziende devono però poter proseguire l’attività”.
La risposta di Coldiretti, dopo mesi di colloqui serrati, è quella di affidarsi ad un Corpo legale per chiarire nell’interesse dei soci e del sistema agricolo piemontese nel suo complesso le problematiche esistenti. Giusto effettuare i controlli e le verifiche necessarie, meno accettabile che un accavallarsi di situazioni burocratiche generi ulteriori difficoltà alle imprese.
Coldiretti, come conferma la nota diffusa a livello regionale, “è pronta a qualsiasi confronto nella massima trasparenza affinché tutte le imprese che hanno diritto a ricevere i pagamenti possano sostenere le loro richieste legittime in tutte le sedi opportune”.
Coldiretti, nel richiedere per l’ennesima volta, alla Regione di intervenire sull’organismo pagatore, “ha dovuto prendere tristemente atto della insostenibile e complessa situazione politica regionale. L’approccio eccessivamente burocratico a tale problematica da parte di Arpea allontana sempre di più gli uffici preposti dalla realtà esistente e dalle esigenze delle imprese, impedendone un percorso economico”.