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SCUOLA: L’AGENDA DEL POSSIBILE di Giorgio Mottola

In questi ultimi anni la Scuola è quella che ha pagato di piu’ in tagli e considerazione, alimentando tra l’altro un malessere diffuso nelle famiglie, negli studenti e tra gli stessi docenti .
COSA FARE?

Occorre un piano di investimenti pari a 8 miliardi di euro, distribuiti nell’arco della legislatura che dovranno crescere a un ritmo pari a quello della crescita del Pil.
Uno sforzo enorme se si considera l’attuale situazione di contingenza del paese ma che rimette al centro dell’azione politica cultura e istruzione, senza le quali un paese non cresce ed è destinato all’impoverimento non solo culturale.
LE FAMIGLIE:

Per le famiglie occorre prevedere , oltre a quello che la nostra Costituzione garantisce in tema di istruzione, un bonus fiscale e la deduzione di spese certificate per l’istruzione dei figli che di sicuro alleggerirà in maniera considerevole il peso che attualmente grava sul nucleo familiare..
Inoltre, per quelle famiglie che hanno nel loro nucleo un soggetto disabile abbiamo intenzione di istituire un apposito fondo per un sostegno dignitoso e concreto, come dignitoso, concreto deve e dovrà essere ,poi, l’affiancamento durante il percorso di studi.
GLI STUDENTI
Per troppi anni Scuola e Università hanno rappresentato un’area di parcheggio, e la disoccupazione intellettuale in questi anni è cresciuta a dismisura.
Occorre fornire alle scuole e agli studenti strumenti piu’ adeguati e flessibili anche in rapporto ad una società che è caratterizzata da profonde trasformazioni. Abbiamo parlato per anni di una didattica orientata alle competenze (per altro ben definita per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione) che stenta di decollare ancorati come si è alla vecchia concezione dei programmi; l’utilizzo da un punto di vista didattico di strumenti multimediali , nonostante se ne faccia un gran parlare, è solo patrimonio di alcuni e comunque cozza contro una serie di difficoltà oggettive che investono l’intera organizzazione delle scuole autonome.
I Piani di offerta formativa sul territorio vanno rielaborati alla luce delle realtà territoriali e della domanda di mercato. I piani di dimensionamento regionali devono ubbidire ad una logica meno ragionieristica orientata esclusivamente a tagli ed accorpamenti
Insomma c’è ancora un gran lavoro da fare e noi ce la metteremo tutta.

PRECARIATO:
I docenti rappresentano una risorsa per la Nazione e non un “numero” da dividere, sottrarre, spostare . Occorre rivalutare il ruolo dei docenti e ridare loro quella dignità che politiche ragionieristiche hanno tolto.
Occorrerà investire sull’aggiornamento obbligatorio e su quello volontario; per quest’ultimo prevedere deduzioni fiscali o rimborsi significativi; probabilmente occorrerà pensare ad un ruolo unico docente che dia dignità alla funzione anche dal punto di vista remunerativo. Attualmente i livelli spaziano dal VI al VII creando, a parità di funzione, vistose disuguaglianze.
E’ necessario varare, inoltre, un piano di assunzioni in ruolo per docenti ed ATA che dia tempi certi e non, come è accaduto, ricevere l’immissione in ruolo quasi alle soglie della pensione.
Bisognerà ripensare ad un reclutamento che non ripercorra gli errori gia fatti (vedi concorso e tfa) e che RICONOSCA AI DOCENTI PRECARI L’ESPERIENZA MATURATA IN CLASSE CON I PROPRI ALLIEVI ATTRAVERSO UN MECCANISMO AUTOMATICO CHE PORTI ALL’ABILITAZIONE , e nel contempo valorizzi i giovani senza esperienza attraverso procedure di selezione tendenti realmente ad accertarne le competenze. I test hanno fallito e lo testimoniano il numero di ricorsi andati a buon fine e l’elenco corposo degli ammessi con riserva al Concorso.
NEL FRATTEMPO SI AMPLI ALL’ANNO IN CORSO L’ACCESSO AL PERCORSO ABILITANTE SPECIALE CHE PER MOTIVI INCOMPRENSIBILI È STATO TOTALMENTE DIMENTICATO DA TUTTI.
Occorre, poi, un organico funzionale che ricollochi docenti su classi di concorso in esubero e dia spazio ai precari per azioni di sostegno e di supporto agli allievi. Per questo noi contiamo di agire sulle ore eccedenti le 18, attualmente disponibili per docenti di ruolo, per creare nuove opportunità
RIFORMA GELMINI
In tempi non sospetti dichiarammo in Parlamento che una cosa era procedere alla razionalizzazione del Sistema Istruzione, frammentato in mille rivoli ed altrettante sperimentazioni, ed altro erano i tagli indiscriminati che si andavano facendo.
Occorrerà sicuramente rivedere l’impianto di Riforma valorizzando maggiormente la Scuola dell’Infanzie e la Primaria anche attraverso meccanismi di compresenza dei docenti .
Occorrerà rivedere in toto l’attuale proposta di revisione delle classi di concorso e soprattutto “mettere mano” ad una revisione abbastanza significativa sull’istruzione tecnica e professionale .
L’istruzione tecnica e professionale, infatti, con la riduzione del quadro orario settimanale passato da 36 a 32 ore, in soli 2 anni ha visto notevolmente ridursi il monte ore destinato alle attività di laboratorio; particolarmente penalizzati gli ex istituti alberghieri, nonostante il settore del turismo in Italia sia tra i primi posti per fatturato e capacità occupazionale; gli istituti per la produzione tessile, gli istituti agrari, gli ex istituti per l’industria e l’artigianato, per non parlare degli ex istituti nautici ora “Trasporti e Logistica” che risultano deprivati del loro glorioso passato, nonostante in Europa ci sia una richiesta di 15.000 comandanti di navi e di altrettanti ufficiali
• Le discipline professionalizzanti di meccanica , informatica industriale, elettronica ed elettrotecnica e numerose altre, nonostante le migliaia di richieste che pervengono dal mondo del lavoro di personale specializzato, sono state decurtate conseguente riduzione delle capacità tecniche professionali degli allievi.
Se si vuole veramente “ridare dignità alla formazione tecnico professionale”, riconsiderandola come un “asset strategico per il nostro Paese” occorre ripensare ad alcune scelte scellerate apportando dei correttivi significativi ad una Riforma dell’Istruzione Tecnica e professionale che presenta ancora vuoti incomprensibili e consistenti criticità.
Lo stesso monitoraggio dell’ANSAS-INDIRE sugli effetti della riforma ravvisa disfunzioni e criticità nel nuovo assetto dei tecnici e professionali.
Occorrerà :
• adottare adeguate e rapide iniziative volte a valorizzare la formazione tecnico-professionale anche intervenendo sui quadri orari delle discipline
• valorizzare le attività di laboratorio, le attività degli insegnanti tecnico pratici, le discipline professionalizzanti, l’esperienza di alternanza scuola lavoro e il sistema di istruzione e formazione professionale che, attualmente, presenta criticità e disarmonia a livello nazionale in virtù delle competenze regionali in materia;
• rivedere l’organico ATA, in particolare quello afferente ai collaboratori scolastici, che risulta fortemente ridimensionato rispetto alle esigenze e alle necessità delle scuole determinando sovraccarico di lavoro e caos nella organizzazione dello stesso;
• rivedere il comma 81 dell’articolo 4 della legge 183/2011 che prevede il transito degli insegnanti tecnico pratici in esubero nei ruoli del personale ATA che, oltre a demansionare e mortificare una categoria di insegnanti da sempre motore dell’istruzione tecnica e professionale, incide notevolmente sul precariato;
• consentire l’individuazione di adeguati ed opportuni investimenti nella scuola attraverso un seria ed articolata programmazione degli interventi al fine di elevare la competitività del nostro Paese
EDILIZIA SCOLASTICA

L’ultimo monitoraggio da parte del MIUR sullo stato dell’edilizia scolastica in Italia non è certo confortante e i dati forniti da Legambiente tracciano un quadro anche piu’ significativo.
Noi pensiamo ad un fondo per l’edilizia scolastica sul quale far confluire anche i beni confiscati alla mafia e forme di esclusione dai patti di stabilità che allo stato attuale hanno bloccato consistenti risorse e impedito risparmi

AUTONOMIA E DIRIGENZA SCOLASTICA. COME RENDERLE SIGNIFICATIVE?

Credo che l’autonomia e la dirigenza siano ancora incompiute. Occorrerà dotare le scuole di strumenti significativi per rafforzare l’autonomia a cominciare da risorse finanziarie svincolate da ceppi burocratici e complicate procedure. Occorrerà poi riportare il Collegio dei docenti a tempio della Didattica e programmazione a prevedere nuovi meccanismi di formazione per i nuovi dirigenti scolastici in linea col ruolo di dirigente (ad esempio attraverso la scuola della pubblica amministrazione) e non con quello della vecchia figura del Preside.
Vi sono inoltre, in tutta ITALIA, alcune decine di PRESIDI INCARICATI che da anni sono parcheggiati in un limbo, anche per essi bisognerà trovare una soluzione definitiva al problema.