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TFA 2012 – Le ultime. Le considerazioni di due professoresse

Il 23 aprile è stato emesso il decreto per il TFA (Tirocinio Formativo Attivo) che permetterà a insegnanti precari senza abilitazione e ai neolaureati di iscriversi ai test selettivi per frequentare i corsi ai fini di ottenere l’abilitazione all’insegnamento. Le prove si svolgeranno su tutto il territorio nazionale tra il 6 e il 31 luglio e i siti che si occupano di scuola stanno già pubblicando guide e consigli.
Il nostro Comitato ha seguito fin dall’inizio la questione TFA per valutare e vigilare, poiché dopo gli ingenti tagli degli scorsi anni è molto importante far capire che i posti disponibili nella scuola si sono ridotti al lumicino.
Quando all’inizio fu proposta l’idea del TFA si parlava di attivare questi corsi abilitanti solo per le classi di concorso in cui le graduatorie erano ormai esaurite o quasi e quindi si attingeva alle graduatorie di istituto, dove sono inseriti i docenti non abilitati. In questo caso sarebbe stato doveroso permettere ai precari o ai neolaureati di abilitarsi. Purtroppo però poi le cose sono cambiate: i TFA sono stati attivati per tutte le classi di concorso in tutte le regioni italiane. Questo significa che molti precari o neolaureati si presenteranno ai test selettivi e, se li passeranno, frequenteranno i corsi sperando di poter poi lavorare, ma non potranno farlo. Inoltre il costo del TFA risulta essere molto elevato, si parla di circa € 4.000 a persona, più la tassa di iscrizione al test e ai vari corsi preparatori tenuti dai sindacati.
Ci sembra doveroso far presente che per molte classi di concorso neppure i docenti già abilitati e presenti nelle graduatorie ad esaurimento da anni riescono a lavorare: è il caso della classe A037 (Filosofia e Storia) in Sicilia, dove i docenti abilitati sono costretti a prendere i posti rimanenti di sostegno o restano senza lavoro. Eppure in tutta la regione sono previsti TFA per ben 95 posti!
Parliamo anche del Piemonte: per inglese (Classe A346) sono previsti 30 nuovi posti. Consideriamo però che a Biella i posti disponibili sono drasticamente diminuiti e da più anni molti docenti abilitati sono costretti a prendere posti di sostegno residui pur di non restare senza lavoro. Allora perché non si è rispettato il progetto iniziale, quello di attivare solo TFA per le classi di concorso esaurite, e invece si è arrivati a questo? Per noi la risposta è semplice: i corsi si terranno presso le diverse università italiane e queste hanno urgente bisogno di introiti, visti i tagli ai finanziamenti voluti dalle riforme. Attivare TFA per pochi posti disponibili non sarebbe stato conveniente.
In questo modo però il corso abilitante si trasforma in truffa: si dà la speranza a chi partecipa di trovare un lavoro, senza avvisarlo però che ormai i posti disponibili non ci saranno. Molti docenti di ruolo il prossimo anno saranno sovrannumerari e occuperanno i posti che solitamente venivano assegnati ai precari. Altri che speravano di andare i pensione non potranno più farlo e si dovranno aspettare almeno 4-7 anni per liberare cattedre.
I neo abilitati mediante TFA si ritroveranno quindi ad avere un’abilitazione non spendibile nella maggior parte delle classi di concorso e dovranno attendere anni per avere una supplenza.
Riteniamo quindi che non sia corretto attivare tutti questi corsi e che occorra dare risposte serie e attendibili a chi vuole entrare nella scuola.
Altra questione spinosa riguarda il sostegno: qualche settimana fa era uscito anche un decreto legge che prevedeva la specializzazione per il sostegno per gli insegnanti già in possesso di un’abilitazione sulla materia. Ora si sta anche pensando di far prendere questa specializzazione, su base volontaria, a tutti i docenti di ruolo perdenti posto in modo da ottenere la riconversione sul sostegno. Ovviamente questo provvedimento ha fatto sì che le abilitazioni per i precari siano state bloccate: al momento tutto tace. Quando uscì il decreto si parlava di far partire questi corsi di specializzazione in parallelo ai TFA, dopo aver sostenuto un esame di ammissione del costo di 100 euro circa e poi con frequenza obbligatoria e tirocinio, il tutto per raggiungere i 60 crediti universitari. Ovviamente le cifre ipotizzate erano le stesse del TFA. Anche qui si tratta di pura e semplice speculazione. Pare comunque che forse si aspetterà di vedere quanti posti saranno ancora disponibili dopo le riconversioni, o per lo meno si spera!!!

Tutta questa confusione e incertezza creano nei precari uno stato di ansia molto forte, molti si sentono costretti a fare questi corsi e indebitarsi nonostante le possibilità di lavorare siano davvero bassissime. Capiamo perfettamente che i perdenti posto di ruolo vogliano fare le riconversioni di carriera, come che chi è abilitato e da diversi anni lavora nella scuola (parliamo di persone che servono lo Stato da 10 anni e anche più) si senta costretto almeno a provare a prendere la specializzazione sul sostegno, perché nonostante l’abilitazione sulla materia non si lavora e questa è l’ultima possibilità di stabilizzarsi. Capiamo benissimo che chi non è abilitato e lavora comunque a scuola sente che l’abilitazione sia l’ultima possibilità per passare in ruolo prima o poi. Purtroppo il risultato di tutta questa confusione è solo una guerra tra poveri. L’unica soluzione è rivedere gli organici, cioè rivedere i tagli degli ultimi anni e non illudere e far spendere soldi a persone che per guadagnarli fanno una gran fatica, soprattutto persone che almeno per 3 mesi all’anno non percepiscono uno stipendio.

Riteniamo sia importante che i precari, prima di sostenere i test di ammissione al TFA, si informino presso gli Uffici Scolastici Regionali e presso i sindacati per avere il vero quadro della situazione prima di affrontare un percorso fallimentare.

Professoresse Flora Marciano e Daniela Casaccio