Un Papa che ha osato parlare di eros
Sorprende questo Papa. Il suo pensiero sottile, una sottigliezza che però non è nè leggerezza nè silenzio, è anzi un atteggiamento che alla fine finisce per fare molto rumore, proprio come fa’ ogni uomo saggio secondo quanto scriveva Kierkegaard. Sottile e discreto, come ogni parola che deve risultare quasi invisibile per essere efficace, e sta qui la sua forza. Il mondo oggi appare ancora spiazzato dal suo ragionare mite e
acuto. Sorprende questo Papa, quando nel messaggio per
L’impressione è che l’amore di Ratzinger, in questa sua lettura personale e magisteriale, sia quello vero dei cristiani, unione di eros e di agape, di dono all’altro ma insieme possesso desiderante dell’altro, opposto alla concezione moderna di un amore sentimentale e sciapito, di un’ unione affettiva intesa come semplice scelta contrattuale e mutua assistenza. Macchè. L’amore di Benedetto sembra una lotta che non si può banalizzare nella versione ordinaria dell’amore come un quieto “vivi e lascia vivere”, è una lotta in cui c’è un Dio che “non si dà per vinto”, e anzi il “no” dell’uomo che recalcitra è come la spinta decisiva che lo induce a manifestare il suo amore all’estremo per riconquistare la creatura amata. Ecco allora il mistero della Croce, là dove Dio stesso mendica l’amore della sua creatura come un amante appassionato, là dove si manifesta il suo eros per noi. Vabbè, sono atti, cioè parole, che vivono nell’allegoria biblica e nella stupenda, antica, millenaria fantasia creatrice della chiesa e dell’affascinante pensiero teologico. Ma hanno qualcosa da dire a tutti noi, impantanati nella melassa affettiva, contenti di vivere senza più stupore i sentimenti del nostro tempo, armati di diritti pretesi e presunti, ma forse, magari, capaci ancora di dubbio laico. Bello, l’amore forte.