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Salviamo lo scalpellino dell’Etna

Lo scalpellino dell’Etna è uno di quei mestieri antichi che rischia di scomparire. Un tempo venivano definiti i “pirriaturi” perchè lavoravano nella “pirrera”, le vecchie cave di pietra lavica.

Dai loro martelli e scalpelli sono nate le cosiddette “basuli”, ovvero grosse pietre laviche utilizzate ancora oggi per realizzare la pavimentazione di moltissime strade siciliane.

Lo scalpellino dell’Etna è un mestiere che rischia di estinguersi

Un tempo bastava avvicinarsi alle cave di pietra lavica per notare questi uomini seduti su una sgabello dove da un lato avevano cumuli di pietra grezza e dall’altro l’opera completa, in mezzo vi erano loro con il loro martello e scalpello che continuavano con un ritmo incessate a modellare la pietra lavica.

I passati venivano catturati da quel piccettìo interminabile, sembrava una strana orchestra di percussioni, oggi purtroppo non è più così.

Le macchine stanno prendendo il loro posto, tuttavia ancora vi è qualche irrudicibile che cerca di tramandare le tradizioni e non abbandona l’arte antica dello scalpellino.

Vititando i paesi etnei ne ho incontrato uno a Belpasso, lo vedete all’opera nel video qui di seguito.

Liborio Butera: