Come si ottiene il successo educativo a scuola?
Si sentono sempre più spesso episodi di bullismo a scuola, laddove i bambini mettono in atto comportamenti violenti contro i propri compagni di classe. Purtroppo determinati episodi si ripetono anche perché spesso vengono minimizzati, portando a confronti anche molto accesi tra i genitori dei bambini coinvolti.
Ciò che spiazza di più non è tanto il fatto che bambini si diano botte (cosa che va subito interrotta per spezzare la catena), ma quello che succede tra gli adulti che si trovano coinvolti e devono far fronte a queste dinamiche. Infatti non di rado succede che la lotta tra bambini si sposti a livelli superiori diventando conflitto tra adulti.
Purtroppo anche alcuni docenti talvolta non riescono a far fronte a queste situazioni e di fatto tendono solo a difendersi senza assumere in alcun modo una posizione educativa.
Sarebbe necessario invece che cercassero sempre di aiutare i bambini, attraverso una posizione autorevole e non autoritaria, a capire che le loro pulsioni aggressive (perché è di questo che si tratta) non vanno modulate ed esternate con la violenza ma con il dialogo, la negoziazione ed il confronto chiedendo aiuto agli adulti di riferimento.
Ma a questo punto è lecito porsi la fatidica domanda: come si fa ad insegnare il dialogo e la mediazione ai bambini se proprio gli adulti di riferimento risolvono i conflitti con la violenza? Alcuni adulti tendono a bypassare la scuola in questi casi, pensando di farsi giustizia da soli, nella ricerca della soddisfazione nel ricevere le scuse da un altro genitore e nella punizione del bambino “cattivo”. Di fatto si genera così un’escalation di violenza prima verbale e poi, in alcuni casi, anche fisica che farà perdere di vista il vero senso della cosa. Ci si trova “tutti contro tutti”, i genitori che non si fidano dei maestri e le famiglie coinvolte e schierate una contro l’altra.
L’importanza della collaborazione
Non è questo il modo migliore di affrontare la cosa, soprattutto perché non sarà educativo per i bambini. È importante che ognuno assolva al suo ruolo cercando di costruire un’alleanza per favorire un cambiamento che riguardi bambini, docenti e genitori e anche la stessa istituzione scolastica.
La scuola dovrebbe avere una figura di riferimento alla quale i genitori possano rivolgersi in caso di episodi come questi. Una sorta di mediatore che cerchi la verità dei fatti, parlando con i bambini protagonisti dell’evento, che li ascolti ed insieme ai genitori, cerchi di facilitare una riappacificazione tra i due.
Sarebbe utile (e molte scuole lo stanno facendo) per la scuola dotarsi di un protocollo operativo, un insieme di regole e di step pratici da mettere in atto in caso di atti di bullismo, ma anche di semplici azioni “un po’ troppo aggressive” che si verificano tra i bambini delle classi materne ed elementari.
Per quanto riguarda i genitori, essi devono essere consapevoli che spesso necessitano di una formazione per capire quali siano gli interventi educativi migliori e che permettano ai propri figli di poter crescere liberi dalla violenza. Se l’esempio che viene dato in casa o alla televisione è che il raggiungimento dello scopo è caratterizzato dalla prevalenza sull’altro, sarà difficile aspettarsi che un bambino metta in atto comportamenti di mediazione e/o condivisione.
Allo stesso modo è necessario che a scuola, per quanto possibile, i docenti si soffermino su comportamenti legati alla cooperazione (anche attraverso la didattica), al rifiuto della violenza, favorendo nei bambini la nascita di quelle capacità di gestione del conflitto che gli saranno utili anche da adulti.
Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta
Specialista in Psicologia Clinica e Psicoterapia Psicanalitica
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