Ricordate la faccenda dei medici obiettori che possono rifiutarsi di praticare un aborto?
Ebbene a Trapani è andato in pensione l’ultimo medico “non obiettore”, adesso chi decide di interrompere la gravidanza rischia di non poterlo fare e di doversi rivolgere alle cliniche private o da chi lo pratica in maniera clandestina con tutti i rischi del caso.
L’allarme è stato lanciato dai sindacati e in particolare dal coordinamento donne Cgil-Uil che ha chiesto un incontro con il direttore generale dell’Asp allo scopo di trovare una soluzione. “Dall’11 maggio al Sant’Antonio Abate le donne non possono più ricorrere ad aborti chirurgici e aborti dopo i 90 giorni perché l’ultimo medico non obiettore di coscienza sta andando in pensione” spiegano Antonella Granello (Cgil) e Antonella Parisi (Uil), sottolineando il “rischio” di aumento di aborti clandestini.
In media riporta adnkrons – a Trapani si registrano annualmente circa 600 richieste di Ivg e “considerato che da oltre un mese il servizio non viene più garantito ci chiediamo quale risposte sono state date alle donne che si sono rivolte al servizio pubblico per effettuare l’interruzione volontaria della gravidanza”. “Ci batteremo – concludono Granello e Parisi – affinché anche in provincia di Trapani si garantiscano il servizio di interruzione volontaria della gravidanza, un’adeguata assistenza sanitaria e si potenzino i consultori, così come prevede la legge”.