Spesso gli adolescenti sono attratti da video caratterizzati da violenza estrema, come intervenire?
Tante – troppe – volte ci troviamo ad avere a che fare con video in tv o su internet caratterizzati da estrema violenza e pensiamo a quanti film, videogiochi, fumetti con contenuti horror vengono consumati da adolescenti e preadolescenti, con persone brutalmente ammazzate, scene di inaudita violenza, zombie e quant’altro.
Spesso gli adolescenti si rapportano a questi contenuti con estrema facilità: ne sono attratti, li ricercano, li reputano fasulli, ma comunque ne subiscono in qualche modo l’influenza.
Nella realtà dei fatti, alcuni di questi video oggi sono il frutto di decapitazioni messe in atto da gruppi terroristici che non si fanno scrupolo di condividerli sul web, portando la popolazione adulta e non ad assistere a veri e propri omicidi in diretta.
L’esposizione a immagini di violenza non porta di per sé alla nascita negli adolescenti di comportamenti violenti, a meno che, come è stato ampiamente dimostrato, non ci troviamo di fronte a ragazzi che hanno una personalità caratterizzata da forte aggressività. In tal caso questi video possono generare comportamenti aggressivi ed incontrollabili. Non per tutti gli adolescenti è così, alcuni ne restano sconvolti perché rilevano l’atrocità della sofferenza attraverso le vittime della violenza e cercano di distanziarsi da essa emotivamente a scopo difensivo.
La tendenza è quella di accedere a contenuti cruenti per trasgredire senza sentirsi in colpa e ciò è ancora più vero per gli adolescenti maschi nei quali c’è un elevato interesse per il sangue, la violenza ed i dettagli macabri, fruiti spesso attraverso videogiochi e fumetti a sfondo horror nei quali i corpi vengono esplorati ed esibiti fin nelle viscere, trasformandoli in oggetti inanimati per ridurre al minimo il coinvolgimento.
Non si tratta di semplice gusto dell’orrido. Essi rimandano invece a sentimenti di morte legati a pensieri sul corpo che caratterizzano ogni adolescente come afferma Gustavo Pietropolli Charmet nel suo “Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi” (ed. Laterza), a volte degenerabili anche in comportamenti autolesionistici. Infatti per dare un senso al proprio corpo che cambia e cimentarsi nella sua gestione, per utilizzare e controllare questo corpo che nella vitalità adolescenziale si fa sempre più vivo, minaccioso e affascinante i giovani di oggi mettono in atto condotte altamente discutibili in termini di violenza auto ed eterodiretta.
È lecito chiedersi, a questo punto, cosa possono fare genitori. Come si può ovviamente immaginare è altamente sconsigliato che i ragazzi assistano ad immagini così cruente. Siamo del resto consapevoli che la proibizione di un comportamento porta, soprattutto a quest’età, ad una reazione opposta, con la conseguente perdita da parte dei genitori del totale controllo di certe dinamiche. Ciò instilla nell’adolescente, ancora più forte, la curiosità e di conseguenza la trasgressione con la continua ricerca dell’accesso nascosto a certi contenuti.
Pertanto, è necessario mantenere aperto un canale comunicativo cercando di commentare con il proprio figlio ciò che è avvenuto, in una sorta di dibattito basato sul riconoscimento delle sue emozioni, di ciò che lo attrae e che lo ha spinto a ricercare ed a guardare video o immagini a sfondo violento.
L’adolescente deve conquistare, e mantenere, una salda consapevolezza del nesso tra la concretezza delle immagini e la loro risonanza emotiva, non riducendo il tutto ad una mera visione scevra da qualsiasi coinvolgimento. atteggiamento che consente di anestetizzare le emozioni di paura ed il senso di colpa.
Perché è proprio questo che succede: la continua esposizione a questi contenuti porta spesso ad una desensibilizzazione ad essi ed alla violenza che li caratterizza, portando, in alcuni casi, gli adolescenti a cercare sempre nuovi contenuti e sempre più d’impatto. Ma che succederà quando si sarà raggiunto il “limite digitale”? La ricerca molto probabilmente avverrà nella realtà con comportamenti aggressivi e violenti, laddove è già presente una forte ed incontrollata aggressività.
È necessario dunque che i genitori aiutino i figli a mantenere un’aderenza alla realtà e soprattutto la consapevolezza che in una realtà non di rado violenta come la nostra e soprattutto in alcune parti del mondo, a seguito di un furore ideologico che nulla ha a che fare con la religione o con i diritti, esistono vittime di una violenza che vanno considerate con umanità e compartecipazione.