C’è una relazione fra l’apprendimento e il rumore in classe?
La lettura del brano RUMORI MOLESTI – La qualità acustica delle aule scolastiche” mi ha permesso di mettere a fuoco alcuni aspetti del lavoro di docente che con un po’ di leggerezza avevo trascurato o, in taluni casi, accettato. Si tratta di un rumore di fondo fastidioso che spesso non è causato dal brusio dagli allievi ma da fattori esterni alla classe. Tale rumore, unito ad altri possono condizionare l’apprendimento che – così come riporta il brano – è un processo assai delicato. Il buon esito dipende da una serie di fattori che non devono essere trascurati. Senza dubbio uno dei più rilevanti è la comunicatività del docente, ma non solo: le condizioni fisico-ambientali entro cui si svolge l’insegnamento possono assumere un peso rilevante. La qualità acustica delle aule assume un ruolo di primo piano, mentre un’acustica cattiva tende a rallentare il processo di apprendimento degli allievi mentre induce affaticamento e frustrazione negli insegnanti. In tutto ciò vanno considerati gli allievi: a 15 anni in condizioni di udito normale, riescono ad recepire dal 75 al 95% delle parole pronunciate dal docente, se le condizioni non sono adeguate, invece, la percentuale di quanto recepito si abbassa al 35-65%. Il dato è preoccupante tenendo conto che la comprensione di una frase inizia diventare difficile quando il 20-30% delle parole pronunciate non vengono percepite correttamente.
Il brano sottolinea che i problemi acustici si suddividono in tre fattori fondamentali: la distanza, il tempo di riverberazione, il rumore di fondo.
Il primo evidenzia che all’aumentare della distanza dell’alunno dal docente si ha una perdita di intelligibilità, questa a due metri è del 95%, ma a 8 metri è del 50%.
Per ovviare al problema è necessario avvicinare quanto più possibile gli allievi alla cattedra, se è possibile utilizzare sistemi di amplificazione.
Il secondo è il tempo di riverberazione. Esso è legato al tempo impiegato dalle onde sonore per raggiungere l’ascoltatore, per via riflessa. Secondo la normativa vigente, questo tempo deve essere compreso tra 0,6 e 0,8 secondi; tuttavia un’indagine svolta dall’USL dell’Emilia Romagna, dimostra che ben l’82,7% delle scuole non rispettava i requisiti richiesti.
Ultimo, ma altrettanto importante, è il rumore di fondo, il famoso fastidio che citavo nella premessa. Dei tre fattori è quello che maggiormente inquina acusticamente le aule italiane, le fonti principali di inquinamento sono le sorgenti di rumore esterne all’edificio, le sorgenti interne all’edificio e le fonti di rumore interne all’aula. Il docente in maniera spontanea tende ad aumentare il tono della voce allo scopo di coprire la presenza di rumore di fondo, questo non fa altro che comportare un eccessivo affaticamento vocale e, al contempo, un aumento del rumore il che comporta livelli di attenzione da parte degli alunni ancora peggiori.
Concludo facendo alcune considerazioni: noi docenti sottovalutiamo questi aspetti, ciò va a scapito dell’apprendimento degli allievi. Uno degli accorgimenti da adottare è quello di spiegare camminando fra i banchi o dove possibile, modificarne la disposizione in modo da avvicinarli alla cattedra.
Purtroppo occorre fare i conti anche con lo stato degli edifici scolastici, la maggior parte non sono dotati di doppi vetri utili sia dal punto di vista della dispersione energetica ma soprattutto dal punto di vista dell’isolamento acustico con l’esterno. L’isolamento acustico delle aule garantirebbe una qualità dell’apprendimento senza dubbio migliore. Un serio piano di ristrutturazione delle scuole dovrebbe prevedere in modo particolare questi aspetti, ne guadagnerebbero gli studenti perché apprenderebbero meglio, ma anche i docenti.