I tre fischi e la minoranza chiassosa si sono trasformati in una moltitudine di persone, un fiume di docenti e personale della scuola che ha pacificamente invaso Roma in un caldo e assolato martedì di Maggio.
“La buona scuola siamo noi”, “sciopero generale unitario”, “ecco la vera buona scuola”, sono solo alcuni dei più significativi striscioni che facevano capolino tra le migliaia di bandiere sventolanti di Roma e Milano, ma non solo.
Fino ad ora un risultato Renzi lo ha raggiunto: quello di far scendere in piazza tutti uniti i Sindacati scuola come non accadeva da tempo, nemmeno in occasione della Riforma Gelmini.
La presa di coscienza e il riscatto di una categoria di professionisti che è stanca di subire, e che reagisce perché vede che anche la dignità un po’ alla volta, vogliono fargliela perdere. Sopportano di lavorare da anni con gli stipendi più bassi d’Europa, confrontandosi quotidianamente con una gioventù non facile, figlia della crisi e della precarietà, che spesso vede nella scuola l’ unico punto di riferimento.
Per un giorno dunque la scuola si è fermata, per sottolineare la sua importanza attraverso la sua assenza, nelle parole di tanti docenti che hanno spiegato ai loro alunni che oggi non erano in classe perché amano questo mestiere, e che hanno investito il loro tempo e i loro soldi per tutti , non solo per se stessi.
Il CONITP era presente, come sempre, insieme ad un seguito notevole di docenti precari e non, oltre che personale ATA, per manifestare contro una riforma miope e scriteriata che parla di merito, ma nasconde clientelismo e vuol togliere dignità e stabilità ai docenti. Piazza del Popolo era gremita in ogni angolo, anche di genitori e studenti di ogni ordine di scuola che manifestavano per riappropriarsi della scuola quella vera, intesa come maestra di vita, “la vera buona scuola”.