Il PIL va giù e con esso anche le pensioni, rischiano anche i dipendenti provinciali
Le brutte notizie non finiscono mai, adesso nel mirino ci sono le pensioni, non quelle corpose e sostanziose, ma quelle di tutti, anche di chi percepisce un assegno talmente povero da non riuscire a comprarsi le stesse medicine. Anni bui, figli di una politica economica non all’altezza di uno dei Paesi che fino a qualche decennio fa era considerato fra i più ricchi al mondo. Le varie politiche economiche più o meno creative che si sono succedute ci stanno portando alla canna del gas. I soldi tagliati allo stato sociale (scuola, sanità, servizi, assistenza ecc.) non sono mai stati investiti nel rilancio economico, ma sono serviti a tappare qualche buco qua e la e a garantire i privilegi ai soliti noti. Mala tempora currunt, direbbero i latini. Ma la mala tempora deriva dalla mala politica buona solo a fare chiacchiere pregne di promesse e tagli.
Adesso questi tagli colpiranno ancora una volta le pensioni: il ministero del Lavoro e l’ente di Previdenza Sociale (INPS) pare abbiano inviato una missiva al ministero dell’Economia con la quale evidenziano che il tasso annuo di capitalizzazione relativo alla rivalutazione del montante del 2014 ha fatto registrare un segno negativo del -0,1927%.
Questo potrebbe tradursi in un taglio di alcune centinaia di euro l’anno, ovviamente la colpa è sempre di quel PIL che non tira. Non tira perchè chi dovrebbe farlo tirare non ne è capace? Possibile che una Nazione come la nostra ricca sia dal punto di vista industriale, manufatturiero e paesaggistico non riesca a valorizzare quanto di buono e bello ha per far crescere questo benedetto PIL? Sia ben chiaro la colpa non è solo del governo centrale. Le amministrazioni periferiche in alcuni casi hanno le colpe maggiori. Il rilancio parte sempre dal territorio, dalla sua giusta valorizzazione.
A causa di questa incapacita a rischiano anche le province con con 12 mila dipendenti per loro si profilano esuberi con conseguente mobilità verso altre amministrazioni. Mala tempora currunt!