I sindacati sono nel mirino di tutti: politica, lavoratori, associazioni, media e opinione pubblica.
Lo sport del momento è quello di delegittimarli, vessarli e considerarli la causa dell’immobilismo e della stessa rovina del Paese. Persino Renzi che proviene dal PD, area da sempre vicina al sindacato, non esita ad attaccarli, pur sapendo che per lui e il suo partito costituiscono un sicuro bacino di voti.
Poi ci sono le associazioni, alcune di essere sperano di sostituirsi ai sindacati soprattutto nei privilegi altre invece hanno argomenti più seri e chiedono invece di tagliarli. Certe associazioni pur di far far tessere, raccogliere adesioni per superare lo sbarramento non guardano in faccia nessuno, neanche i precari diventati ormai sempre più “vacche” da mungere: fra corsi di perfezionamento, ricorsi e quant’altro garantiscono un volume d’affari non indifferente che ovviamente fa gola a molti, non a caso sono spuntate come funghi associazioni di qualsiasi tipo che offrono servizi e soprattutto invitano al ricorso.
I privilegiati, i rappresentativi, ovviamente non sono immuni da colpe, hanno utilizzato il sindacato per far carriera politica, per garantirsi privilegi personali, incendivando una pesante metamorfosi sindacale che ha visto mettere in primo piano gli interessi economici, tant’è che l’unica difesa che sanno mettere in campo è la difesa dei loro privilegi e le risorse provenienti dai CAF.
Oggi paradossalmente l’azione sindacale è più che mai necessaria, c’è bisogno di sindacato, di sindacato serio, del sindacato di un tempo attento ai bisogni dei più deboli e dei lavoratori che a causa della crisi stanno rinunciando quasi volontariamente ai loro diritti pur di continuare a lavorare. Di un sindacato attento ai bisogni dei precari e dei giovani, per quest’ultimi non solo non esistono più contratti che li tutelano, ma non esiste nemmeno la certezza della pensione.