Ad ideare la legge “porcata” è stato l’On. Francesco Boccia aria, nientepopodimenoche, del PD (manco a dirlo…) . La webtax impone alle imprese italiane di acquistare servizi online solo ed esclusivamente da soggetti dotati di una partita Iva italiana. Detta così potrebbe sembrare una cosa buona e giusta, ma vista con gli occhi di chi in rete opera, scrivendo e veicolando informazioni utili a tutti, si capisce che così giusta proprio non è, anzi, tale legge impone il bavaglio al WEB oltre che ad impedirne la crescita. Lo stesso Ministero dell’Economia si era detto contrario bollandola come come incostituzionale e contraria al diritto europeo.
Estremamente critici al provvedimento anche testate giornalistiche italiane come Il Fatto Quotidiano e lo stesso Sole 24Ore.
A lasciare sgomenti – scrive, ad esempio, Il Fatto Quotidiano – due provvedimenti.
“Una prima stabilisce che per linkare, indicizzare, embeddare, aggregare un contenuto giornalistico occorre prima chiedere il permesso alle associazioni di categoria degli editori e pagare il prezzo che dovrà essere concordato con queste ultime o, qualora ciò non risultasse possibile, stabilito dalla solita onnipresente Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Una manciata di caratteri per riscrivere radicalmente le dinamiche di circolazione delle informazioni online e trasformare la Rete in una piccola – e neppure troppo moderna – televisione nella quale pochi decidono chi può dire cosa”.
“L’altra disposizione contenuta nel piano “Destinazione italia”, nato per attrarre le imprese estere verso il nostro Paese, dice, più o meno, che la lettura dei libri verrà incentivata attraverso un opportuno programma di benefici fiscali che, tuttavia, non riguarderanno i libri elettronici. Davvero una disposizione illuminata in un’epoca storica nella quale, ormai, ci siamo tutti abituati a leggere, quel poco che leggiamo, su un tablet. C’è solo da chiedersi quale impresa editrice di carta straniera si voglia invitare a far rotta sul nostro Paese attraverso una simile corbelleria protezionistica”.