Davvero molto duro il commento di Professione Insegnanti in merito al piano di immissioni in ruolo varato dall’attuale governo. Secondo quanto pubblicato sul portale dell’Associazione, il provvedimento risulta poco chiaro e non lascia sereni i precari.
Riportiamo qui di seguito il comunicato.
Per quanto riguarda la programmazione a medio termine delle immissioni in ruolo, a me non appassionano affatto i piani triennali, quinquennali di staliniana memoria, come se fossimo nell’URSS degli anni Trenta. In precedenza tali piani si sono rivelati inattendibili. Se fossi un docente precario in attesa da anni di stabilizzare il mio rapporto di lavoro, avrei preferito una disposizione molto più chiara e lineare, rispetto a quella di cui all’art. 15 del Decreto scuola ieri convertito in legge, avrei preferito leggere in quell’articolo che le immissioni in ruolo a partire dall’a.s. 2014/15 si sarebbero fatte su tutti i posti disponibili e vacanti dopo la mobilità, non uno in meno. Invece piace dare i numeri in quanto i numeri forse fanno propaganda ma non sostanza e a volte è solo un dare i numeri, basta vedere il precedente pano sottoscritto dalla Gelmini e da Tremonti.
Ricordo che quel piano del 2011 fu allora subordinato al blocco per 9 anni degli stipendi per i neo immessi in ruolo, blocco ora sancito dalla legge appena approvata. Quello del 2011 fu un gravissimo precedente, come denunciammo subito, un contratto baratto, firmato l’11/agosto 2011 da CISL UL SNALS e FGU.