ITP – La didattica di tipo laboratoriale va potenziata ed estesa – di Liliana Liborio
La valorizzazione ed il potenziamento di un sistema di istruzione e formazione, deve passare attraverso un’attenta analisi dello stato attuale delle diverse realtà, adeguando e migliorando ciò che ha dimostrato di funzionare e di essere efficace nei processi di apprendimento e introducendo e potenziando nuovi processi metodologici e organizzativi che mirino al continuo miglioramento.
E’ necessario attuare, infatti, un costante meccanismo virtuoso di ricerca-azione-miglioramento, attraverso fasi in cui necessita continuamente pianificare, fare, controllare, agire.
L’avvento delle nuove tecnologie ed il progresso in ogni campo della scienza, hanno cambiato profondamente l’approccio al mondo, le dinamiche di acquisizione dei saperi, di funzionamento del pensiero e comportato una nuova domanda educativa, con la necessità di ripensare e rimodulare le modalità di trasmissione della conoscenza.
Attualmente ci troviamo in questa fase cruciale ad ogni livello sociale, politico e lavorativo. La scuola non può e non deve ignorare tutto ciò, non è un mondo a sé stante, deve essere attenta e pronta a raccogliere le sfide che la società globale sta proponendo.
Soprattutto le materie scientifiche e tecniche (ma anche quelle umanistiche) non possono essere insegnate efficacemente unicamente in contesti didattici tradizionali, in quanto sono per loro natura pragmatiche ed offrono il massimo del loro potenziale in contesti di apprendimento collaborativi (cooperative learning), basati in particolar modo sul problem solving.
La presenza nel mondo scolastico di una corretta relazione tra sapere e saper fare costituisce, dunque, un’imprescindibile necessità per la ridefinizione di un sistema educativo all’altezza dei tempi e della società in cui viviamo
La soluzione concreta e sperimentale alle problematiche poste dagli insegnamenti degli specifici curricoli, crea nella didattica di tipo laboratoriale, quella trasversalità disciplinare che finalmente contribuisce ad abbattere le spirali di autoreferenzialità in cui spesso si dibattono le singole materie.
E’ meglio una “Testa ben fatta” che una “Testa ben piena” (E. Morin) e tale passo è necessario per far comprendere agli studenti che viviamo in un mondo complesso, dove tutto è correlato e interdipendente e dove l’insieme e l’applicazione delle singole conoscenze, produce un sistema complesso che ha proprietà maggiori della somma delle singole parti di cui è composto.
La didattica laboratoriale si basa sullo scambio relazionale tra docenti e studenti spesso in una modalità paritaria di collaborazione, coniugando le competenze degli uni, con le esigenze formative degli altri.
L’ attività condotta con questo metodo, non soltanto trasmette conoscenza, ma crea nuove potenzialità e sinergie, stimola i processi di apprendimento e motivazionali, migliora i rapporti e le relazioni sociali del gruppo classe, del gruppo classe con i docenti e, volendo, anche tra classi diverse.
Uno degli scogli fondamentali nell’apprendimento è la mancanza di motivazione.
A volte ciò è dovuto al fatto che l’allievo stenta a percepire l’utilità di ciò che, pur importante per il suo processo formativo, non è, di contro, immediatamente verificabile.
Se questo è più complesso da superare nelle materie di tipo umanistico, è, invece, oggettivamente meno problematico nelle discipline dell’area scientifica e tecnica, ammesso che il loro apprendimento passi prevalentemente attraverso una didattica che metta direttamente in pratica, mediante attività di tipo sperimentale-laboratoriale, ciò che è appena stato appreso in teoria.
In quest’ottica andrebbero potenziate anche le attività di stage e la possibilità di prevedere stabilmente all’interno degli Istituti Tecnici (sia Commerciali che Industriali) e Professionali, corsi post-diploma e di formazione tecnica superiore.
Le attività laboratoriali andrebbero, dunque, salvaguardate e dovrebbero essere potenziate ed estese, in particolare nelle scuole tecniche e professionali (ma anche in altre tipologie di scuole superiori), dove già, in parte, esistono e sono condotte da specifici docenti
(Insegnanti Tecnico Pratici).
In tale modalità il ruolo dell’insegnante assume un’ importante valorizzazione: da docente mero trasmettitore di conoscenza a docente-ricercatore, che pensa e predispone progettualmente l’attività laboratoriale in funzione delle necessità formative dei propri allievi, stimolandone la crescita individuale, la capacità relazionale e contestualmente, soprattutto nell’ambito tecnico e professionale, correlandola alle esigenze e alle reali possibilità di assorbimento occupazionale del territorio e del mercato in generale.
C’è bisogno di una scuola che sappia fungere da vero raccordo tra mondo mondo del lavoro, università, territorio, che sia centro di riferimento anche per l’educazione degli adulti, dei giovani disoccupati, per attività di lifelong learning.
Una scuola-attiva dunque, dinamica, una scuola a tutto tondo (vedi figura) in continua evoluzione e adattamento, che sappia coniugare le necessità del mercato di figure professionali qualificate e competitive, con la missione educativa irrinunciabile di trasmettere ai giovani, la capacità e l’impegno che comporta essere cittadini d’Italia, d’Europa, del mondo.
Nella figura, a titolo d’esempio, un possibile scenario a tutto tondo …….
Liliana Liborio “IIS-Falcone Righi” Corsico www.iisfalcone-righi.gov.it