Assegnato alla giurista Lucana Silvana Arbia (ricopre dal 2008 l’incarico di capo della cancelleria della corte penale internazionale dell’Aia), il Premio “la pulce d’argento”, che ad ogni edizione del premio letterario omonimo, è attribuito ad un personaggio (preferibilmente Lucano) distintosi nel campo dell’arte, della cultura, della letteratura e dello spettacolo. Fermi occhi azzurri in un volto di donna severo, ma dal sorriso spontaneo. Una lady di ferro, la si potrebbe definire, Silvana Arbia, originaria di Senise, si vedrebbe volentieri presidente della regione Basilicata, specialmente adesso che sembra decisa a “fermarsi” nella sua terra di nascita, con l’intento di volere istituire in Basilicata un centro per la cura dei talenti, una fondazione sui diritti umani ed ogni altra utile iniziativa creata allo scopo di rendere incisiva la valorizzazione del territorio. “Occorre lavorare in sinergia d’intenti”. Mi dice. Giusto: spesso al territorio del meridione d’Italia manca questa specifica capacità d’intenti. Lei, che ha affermato:-“La scelta di studiare giurisprudenza è frutto della voglia di legalità e di dare risposte a chi ne chiedeva”, non si sarà meravigliata che sia nato appunto da cittadini alla ricerca di verità un appello atto a fare sì che sia proprio lei a rappresentare una politica capace di esprimere una corretta amministrazione che garantisca servizi eccellenti per rendere la Basilicata il miglior posto in cui vivere. Ella stessa ha precisato:-“La Lucania è un’ispirazione. Un’ispirazione molto forte che ha anche spinto me ad andare in giro per il mondo in cerca di verità da restituire alla Storia ed all’umanità. Un progetto molto ambizioso ispirato proprio alla Lucania.”- L’appello dei cittadini che la vorrebbero presidente della regione Basilicata, sta riscontrando un grande successo, ed è visibile sul blog silvanaperlabasilicata.blogspot.it, che ha registrato circa 1000 accessi già nelle prime 50 ore. Intanto lei, premiata, ha assistito alla serata finale con una grazia femminile tale da non riuscire a nascondersi neanche dietro l’austero tajer o i corti capelli che rendono più incisivo lo sguardo. Lo sguardo dietro di cui si evidenziano anche il coraggio e la determinazione con cui, dal 1993 al 1998, come giudice nella Corte D’Appello di Milano, si è occupato di casi di criminalità organizzata sia livello interno sia internazionale, riciclaggio, traffico internazionale di stupefacenti, corruzione ed abusi su minori. Lo stesso sguardo che deve avere accompagnato il formarsi delle lettere sulle pagine che creava a computer, nei momenti in cui scriveva: “Mentre il mondo stava a guardare – Vittime, carnefici e crimini internazionali: le battaglie di una donna magistrato nel nome della giustizia”.Premio Carlo Levi 2012. Chiaramente l’attestato di stima donatole nella serata finale del Premio “La pulce letteraria” il giorno 27 ottobre 2013, non si può che definire assegnato più che a giusto titolo.
Bianca Fasano