Interessante l’articolo pubblicato da Tuttoscuola.com che ha riportato lo studio fatto dall’Unione Europea la quale ha analizzato l’analisi fatta della rete Eurydice che ha fotografato la situazione dei sistemi educativi comunitari. E’ emerso – ma lo sapevamo già – che i salari italiani sono fermi all’anno 2000. In effetti il potere d’acquisto è crollato! Tuttoscuola scrive: ” “E’ il caso del “Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe, 2012/13”, diffuso nei giorni scorsi. L’indagine ha messo a confronto i salari in termini reali, cioè di potere d’acquisto, degli insegnanti e dei capi di istituto tra il 2000 e il 2012-13, scoprendo che nella maggior parte dei Paesi Ue i salari in termini reali sono aumentati fino al 2009 (anche del 20%) per poi bloccarsi o addirittura diminuire nei quattro anni successivi. Ora la situazione in media è la stessa che c’era nell’anno 2000.
In questi ultimi tre anni circa metà dei Paesi europei ha effettuato tagli ai salari o li ha congelati. In Italia, Portogallo, Slovacchia e Regno Unito le retribuzioni, sempre in termini reali, sono diminuite nel 2013, rispetto al 2009, di una percentuale compresa tra il 6 e l’11%. In Irlanda, Ungheria e Slovenia il decremento ha raggiunto una consistenza tra l’11 e il 18%. Il calo più forte si è verificato in Grecia (-40%).
Tuttavia gli incrementi salariali realizzati tra il 2000 e il 2009, sostiene il rapporto, hanno consentito a molti Paesi, con l’eccezione della Grecia, di mantenere lo stesso salario reale (cioè a prezzi costanti): anche l’Italia fa parte di questi Paesi insieme a Belgio (comunità francofona), Francia, Danimarca, Spagna, Austria, Portogallo, Slovenia, Finlandia, Svezia e Regno Unito (Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord).
Altri Paesi hanno realizzato forti incrementi (Bulgaria, Estonia, Ungheria, Romania, Estonia, Lettonia tra il 40 e il 60%, Repubblica Ceca, Slovacchia,Turchia addirittura fino al 90%), ma partendo da livelli iniziali (nel 2000) assai più bassi di quelli degli altri Stati membri”.