E’ sicuramente una delle pagine più tristi del precariato quella che vede precari contro altri precari, precari abilitati con il concorso ordinario contro quelli della siss; precari abilitati con il TFA verso quelli che sperano nel PAS. Purtroppo entrambi i gruppi sperano in una dignitosa collocazione in ruolo e chiedono di poter svolgere con serietà la professione di insegnante. Da parte nostra chiediamo ad entrambi di deporre le armi e di unire le forze e lottare fianco a fianco. Per correttezza però pubblichiamo la lettera della Prof.ssa Piersantelli.
Gentile Prof.ssa Clara Cesario,
il suo lungo intervento, tra l’altro molto ben scritto, si basa su due presupposti poco corretti: che gli abilitati con Tfa siano tutti neolaureati, che l’unico ostacolo che abbiano superato sia il test a crocette su base nazionale. Purtroppo è stata fatta informazione in modo parziale su quanto concerne il Tfa: in pochi sanno che l’età media degli abilitati è di circa 38 anni, che un’altissima percentuale di essi ha una precedente anzianità di servizio come lei, che molti avrebbero avuto le credenziali di accesso ai Pas proprio come li ha lei. Di neolaureati, come me, ce ne sono davvero pochi, tanto che nel corso che ho frequentato si trattava di meno del 30%.
Per quel che riguarda l’accesso, vorrei ricordare che, dopo il test a crocette, c’è stato uno scritto e, dopo ancora, un orale. Verissima è l’affermazione che il primo test fosse un po’ raffazzonato e, infatti, sono state necessarie alcune rettifiche da parte del Ministero, rettifiche che hanno portato all’annullamento di alcune domande prontamente abbonate a tutti i partecipanti. Su 60 domande, per la sufficienza occorrevano 42 risposte corrette, ad alcune classi di concorso, la A060 e la A245/A246, ne sono state annullare 21:1/3 del totale e ben il 50% di quelle necessarie al superamento della prova.
Allo scritto, dove c’è stata pure una dura selezione, nella mia classe un altro terzo dei candidati è stato bocciato, sulla base di tre domande a risposta aperta che prevedevano l’analisi di un testo narrativo, di un testo di storia e una piccola trattazione di una problematica di geografia. Qui purtroppo il nozionismo non era molto utile dato che era necessario argomentare per poter superare la prova. L’interrogazione orale ha dato la limatura finale bocciando a sua volta una piccolissima parte dei candidati.
Chiarito questo, ho una piccola curiosità personale: lei ha affermato di aver più “volte costruito una UDA per le classi da loro seguite”, ma mi sorge spontanea una domanda: loro chi? Quando? Ci siamo abilitati da giugno in poi, la scuola è iniziata da un mese, come è possibile che abbia più volte costruito UDA per conto di qualche neoabilitato dato che molti al momento nemmeno insegnano? Forse lo ha fatto durante il tirocinio a scuola, quando ancora il Tfa era in corso? Se si tratta del periodo di tirocinio si chiama così proprio perché si sta procedendo con un percorso di apprendimento sul campo, quindi chiedere informazioni ai colleghi e al personale di servizio a scuola è la cosa migliore che chi vuole veramente imparare può fare; a questo si aggiunge il fatto che, se non erano ancora in corso le lezioni presso le sedi universitarie, le materie di indirizzo sarebbero state approfondite dopo il tirocinio. Se si tratta di neoabilitati mi chiedo quante UDA possa aver preparato in un mese.
Sperando in una sua risposta, la ringrazio per aver detto la sua in modo cortese, contrariamente a quanti suoi colleghi sono soliti fare.
Cordialmente,
Prof.ssa Sara Piersantelli