Riceviamo e pubblichiamo
Nella violenta diatriba tra abilitandi PAS e abilitati TFA è necessario considerare alcune questioni relative all’attivazione dei PAS e alle prospettive di reclutamento degli insegnanti.
Per prima cosa non possiamo dimenticare che le SISS sono state chiuse nel 2007. Non ci sono state molteplici opportunità di passare i test, come spesso si sente affermare. C’è stata una sola possibilità dopo cinque anni, oltretutto viziata da abbuoni di domande (fino a 26 domande in alcune discipline) che hanno riammesso chi era stato escluso in prima battuta ed escluso chi aveva risposto giustamente alle domande iniziali, per poi vedersi scavalcato da centinaia di riammessi.
In base dunque a un tentativo di selezione di questo genere si dovrebbe eliminare chi lavora a scuola da anni?
Io ad esempio ho iniziato a lavorare a scuola nel 2008 con contratti annuali. Le SISS erano chiuse e dopo 4 anni ho provato il test TFA per la mia disciplina lo scorso anno. 14esima (su 15 posizioni disponibili) dopo i test preliminari sono diventata 76esima dopo il ricorso e gli abbuoni. Abbuono di domande a cui io avevo risposto correttamente e che quindi non mi hanno portato alcun punto in più dopo la decisione di considerare corrette per tutti domande per 6 punti su 30. In pratica, chi non ha saputo ragionare su domande complicate è stato premiato. Questo sarebbe un esempio di test su cui basare la selezione di insegnanti e in base a cui valutare il non-merito di alcuni di essi?
Si possono inoltre aggiungere altre considerazioni. L’Europa considera abilitati i lavoratori che hanno per tre anni svolto sul campo la professione. I partecipanti al PAS posseggono tutti questo requisito. Non è possibile chiedere di entrare in Europa solo quando fa comodo ad interessi personali. Il MIUR ha peccato nel non proporre prima dei percorsi di formazione per i suoi lavoratori ed i suoi lavoratori sono poco lungimiranti nel farsi la guerra tra loro invece di chiedere politiche più serie per la scuola.
Ad esempio, la sola riduzione degli alunni per classe ad una media di 22-23 alunni, già alta rispetto ad altri paesi, potrebbe essere allo stesso tempo la soluzione primaria e necessaria sia per migliorare la qualità della didattica sia come garanzia che nuove generazioni di insegnanti possano comunque entrare nella scuola. Invece i partecipanti al tfa, ma non solo, si concentrano sull’accaparrarsi le briciole, togliendole tra le altre cose a chi entra in classe da tempo e aspetta da anni (ricordo ancora chiusura siss nel 2007) di abilitarsi.
Altra considerazione sul reclutamento. Si teme una invasione di “passini” nelle graduatorie. Non si considera che queste persone hanno tre anni completi di lavoro, minimo. La maggior parte di essi lavora nella scuola statale, anche se questo alcuni fanno fatica a crederlo. In alcune zone e soprattutto alcune classi di concorso, anche grazie al blocco delle siss nel 2007, si è avuta possibilità di lavorare nel pubblico. D’altronde non ci sarebbero 35 mila partecipanti iscritti al PAS se solo le scuole private fossero state disponibili.
Dunque questi insegnanti hanno lavorato legittimamente, così dice il loro contratto non dimentichiamolo mai, per anni nella scuola pubblica. Se hanno lavorato e lavorano il posto per loro esiste, non si andrà ad intasare alcuna graduatoria.
È da capire inoltre, perché si giudica un passo avanti la stabilizzazione dei precari in ogni campo, ma nella scuola che dovrebbe insegnare diritti, questa viene osteggiata, come se fossimo un mondo a parte.
La giusta soluzione sarebbe una inclusione in quarta fascia GaE sia di abilitati PAS che TFA, eventualmente con una differenziazione di punteggio in favore dei tfa nell’ordine dei 6 punti per valorizzare il test di ingresso superato. Ricordiamo che i partecipanti ai passati riservati e i sissini sono sempre stati inseriti nella stessa graduatoria ad esaurimento. In questo modo i già presenti in graduatoria avrebbero la precedenza e i precari ed i nuovi abilitati avrebbero un modo per inserirsi in modo stabile nella scuola.
Nel momento in cui il Ministro Carrozza afferma di volere pensare prima ai precari della scuola, questa sarebbe una soluzione che potrebbe conciliare le diverse esigenze, posto, come dimostrato dagli iscritti al PAS, che in alcune discipline questi insegnanti hanno già lavorato stabilmente e dunque i posti sono disponibili.
In conclusione:
– No alla differenza di punteggio con ordinario.
– Ingresso in GaE al termine del percorso abilitante per tutti gli abilitati (PAS e TFA) senza distinzione di fasce o al limite con un riconoscimento di maggiore punteggio agli abilitati TFA nell’ordine dei 6 punti.
– Avviamento dei PAS in concomitanza con l’inizio dell’anno accademico (ottobre-novembre).
– Possibilità di recuperare eventuali assenze (giustificate da certificati medici) eccedenti il 20%, visionando online le lezioni a cui non si è potuto assistere. I corsi invece totalmente online eviterebbero costi eccessivi e scaglionamento.
– Costi contenuti e possibilità di rateizzazione.
– No a scaglionamenti dei corsi PAS in più anni: chi rientra nel II scaglione salta aggiornamento graduatorie,che lo si inserisca in II fascia con riserva, almeno.
Chiara Guglielmini