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La scuola in macerie con le false riforme, di Marco Ramella Trotta

Dopo anni di tagli alla formazione pubblica e di attacchi agli operatori del comparto

Un altro anno scolastico sta volgendo al termine e, lo diciamo con dispiacere, non possiamo essere in alcunmodo soddisfatti nel fare il punto della situazione.

La scuola pubblica italiana e le scuole del nostro biellese sono in ginocchio dopo anni di tagli agli organici ed alle risorse, attuati senza alcuna tregua da parte degli ultimi governi (di centrodestra, ci

sembra giusto ricordarlo).

La legge 133/08 (legge Tremonti-Brunetta-Gelmini) ha decretato il licenziamento di 150.000 lavoratori della scuola pubblica: il più grosso licenziamento di massa, deciso per legge, nella storia

della Repubblica!

I posti persi a Biella

Le scuole della nostra provincia sono state, in questa fase, letteralmente falcidiate dai tagli: 254 docenti e 176 ATA (ausiliari, tecnici ed amministrativi) hanno perso il posto di lavoro. Si tratta di 430 lavoratori della nostra Provincia licenziati in tronco senza alcun ammortizzatore sociale se non il mero sussidio di disoccupazione. Questi tagli, del tutto ingiustificati, non sono neppure stati applicati in modo proporzionale tra le province e Biella è stato il territorio più penalizzato del Piemonte.

Per fare un esempio, per i collaboratori scolastici il taglio medio regionale, che si aggira sul 18%, è stato ampiamente superato da Biella che ha invece subito una decurtazione del 26%!

A nulla sono valsi i nostri interventi, non da ultimo presso gli amministratori locali. Ricevuti dall’on. Simonetti (ai tempi ancora presidente della Provincia e parlamentare a Roma, poi tornato a fare il geometra a tempo pieno senza lasciare rimpianti), lo stesso non ha fatto assolutamente niente per difendere le nostre scuole.

I risultati di queste infami politiche sono sotto gli occhi di tutti: classi affollate, plessi scolastici senza sorveglianza, indirizzi di studio tagliati. Nella scuola dell’integrazione, o meglio quella che avrebbe dovuto esserlo, mancano in tutti gli ordini e i gradi i docenti di sostegno. I ragazzini disabili sono lasciati il più delle volte in balia di se stessi, in classi con oltre 25 alunni, senza alcuna assistenza specialistica.

Al 2007 gli ultimi aumenti

La situazione sul fronte delle retribuzione dei lavoratori è, se possibile, ancora peggiore.

L’ultimo aumento stipendiale risale al 2007. Proprio così. Da 6 anni i docenti e gli Ata della scuola pubblica non hanno percepito alcun aumento salariale. Neanche gli scatti di anzianità, meccanismo proprio del comparto scuola che prevede degli scatti stipendiali sulla base dell’anzianità di servizio e dell’esperienzamaturata “sul campo”. Tutto bloccato.

In pratica i lavoratori del comparto dal 1° gennaio 2012 stanno lavorando in una sorta di “limbo”: ricevono stipendi e contributi pensionistici ma il servizio prestato non viene riconosciuto ai fini della carriera.

E che dire del tanto decantato merito? Dell’efficenza, di cui il settore pubblico sarebbe sprovvisto?

Anche su questo fronte le modifiche introdotte dal ministero fanno acqua da tutte le parti e questo viene giustificato argomentando che mancano le risorse. Gli 8 lavoratori Ata della nostra provincia, che hanno vinto un concorso interno per accedere alla fascia stipendiale superiore (poco più di 60 euro netti in busta paga), hanno dovuto aspettare questi soldi per più di 20 mesi.

Solo un nostro diretto intervento, con relative diffide alla Direzione regionale, ha reso possibile sbloccare i fondi previsti.

Decine di migliaia di precari (nella nostra provincia sono più di un centinaio) attendono da anni l’immissione in ruolo. Le loro incertezze lavorative hanno delle ripercussioni disastrose sul sistema scuola: ogni anno si cambia istituto, classe, plesso di servizio e il tutto, inutile dirlo, con gravi ripercussioni suglialunni e sul lavoro svolto.

I danni del “concorsone”

Per sanare la “piaga” del precariato il Ministero ha bandito un concorso.

Inutile e costoso, questo il nostro giudizio.  Con le graduatorie colme di docenti laureati, abilitati, con anni di insegnamento alle spalle. Che cosa sperava di ottenere il Ministero con questa ennesima selezione, al di là di uno slogan pubblicitario ottenuto mortificando lavoratori e professionalità?

La riforma Fornero sulle pensioni ha avuto delle ripercussioni tremende nel nostro settore. Nella nostra provincia sono decine i lavoratori che, pur avendone maturato i requisiti, sono stati bloccati in servizio. Il risultato? Turn-over azzerato, giovani tenuti fuori dall’insegnamento e, fatto gravissimo, over 65enni trattenuti in servizi, ad esempio, nella scuola dell’infanzia con bambini di pochi anni. Facile trarne le conclusioni.

Al nuovo Ministro, come Flc Cgil, non faremo, come non abbiamo mai fatto, nessuno sconto.

La scuola pubblica non si governa con slogan e neppure con politiche di compromesso.

La scuola pubblica deve essere al centro delle politiche del governo poiché è dalle scelte e dagli investimenti in questa direzione che si decide il futuro del Paese.
Marco Ramella Trotta