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Valsesia e Biellese: mandrie e greggi ancora in stalla, andranno in alpeggio con 20 giorni di ritardo. Colpa del clima e della neve ancora presente sulle alpi


VERCELLI/BIELLA, 10 giugno – Si va in alpeggio con un forte ritardo, quest’anno, sui monti della Valsesia e del Biellese: 15-20 giorni di differimento sulla consueta tabella di marcia, una situazione pesante per un comparto-chiave dell’economia agricola e montana.
C’è ancora neve sopra i 1400-1500 metri di altitudine, l’erba crescerà con grande ritardo e, per ora, mandrie e greggi restano in stalla: il problema interessa un centinaio di imprese della Valsesia e una sessantina del Biellese.
Impossibile salire negli alpeggi posti oltre i 1300-1400 metri: da Alagna a Riva Valdobbia, da Rima San Giuseppe a Carcoforo, fino al monte Mucrone e le alpi biellesi, la situazione si ripete senza soluzione di continuità.

“Ciò comporta innanzitutto un deciso aggravio di costi di produzione per i nostri allevatori, costretti ad alimentare le vacche in stalla, acquistando fieno e mangimi” dicono il presidente e il direttore di Coldiretti Vercelli-Biella, Paolo Dellarole e Domenico Pautasso.
“Le ultime settimane hanno visto i fiocchi di neve imbiancare ampie porzioni del territorio montano valsesiano e biellese: una situazione del tutto anomala, se pensiamo che tra la fine di maggio e i primi giorni di giugno, solitamente, i nostri alpigiani salgono ai pascoli alti con i loro animali. Certamente, quest’anno, la monticazione non avverrà prima di fine giugno, con una ventina di giorni di ritardo”.

Nei pascoli di media montagna, invece, il bel tempo di questi giorni ha accentuato il problema delle invasioni di cinghiali e fauna selvatica, che rovinano i prati a fieno e pongono forti interrogativi anche sul prosieguo della stagione in alpeggio.
Inoltre, il clima freddo ha rallentato la partenza della stagione turistica nelle terre alte di Valsesia e Biellese, e a risentirne sono i molti operatori agrituristici che vedono compromessa la prima parte della stagione estiva.

“Va sottolineato che quella delle nostre montagne è un’agricoltura “strategica” e in grado di legare la tradizione al futuro nel segno di prodotti d’eccellenza e di un legame forte con il turismo: la presenza delle imprese agricole e il mantenimento delle attività d’alpeggio garantiscono un presidio del territorio importante per la sopravvivenza dell’economia montana.
Quando il territorio alpino è ben governato a livello di programmazione e presidio, esso sa porsi al servizio della pianura e della collettività: sa “fare sistema” con il turismo che deve saper apprezzare ulteriormente il settore dell’allevamento bovino e caprino e si rafforza come importante volano per lo sviluppo dell’economia locale”.
Sinergie che passano attraverso un “ruolo forte” che l’agricoltura può assumere fortificando il proprio appeal nei confronti dell’imprenditoria giovanile e guidando, a questo proposito, un “ritorno alla montagna” delle nuove e giovani generazioni.

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