I Maggio, festa dei lavoratori!
Salutiamo l’arrivo del nuovo Ministro il cui mandato, già ancor prima che giurasse ed ottenesse la fiducia del Parlamento, è apparso irto di difficoltà e di annose problematiche. Il disastro in cui versa la scuola statale oggi, eredità pesante dei due precedenti mandati è non solo un’emergenza da affrontare ma, pensiamo, una priorità assoluta, una affermazione di civiltà, la base da cui ripartire per rifondare il Paese, Bisogna, infatti, invertire drasticamente e urgentemente la rotta segnata dai governi che hanno progressivamente smantellato e ridotto in macerie la scuola italiana, millantando innovazione, qualità e merito.
Auguriamo buon lavoro quindi al Ministro Carrozza, noi precari di III fascia, lavoratori della scuola che da anni subiscono un trattamento inaccettabile e iniquo, frutto di scelte politiche precise che hanno pensato bene di sfruttare migliaia di persone a basso costo e che, con l’introduzione delle nuove regole sulla formazione iniziale, hanno vissuto il disconoscimento delle prerogative, delle specificità, della professionalità, dei meriti e dei diritti.
Questa situazione, volutamente alimentata dalla diffusione di dati falsi e fuorvianti, come la mancanza di requisiti per insegnare e l’enorme numero di precari non qualificati, ha innescato la famosa “guerra tra poveri” mettendo gli uni contro gli altri i lavoratori precari della scuola che hanno preferito le guerre fratricide e intestine ad un fronte politico compatto di rivendicazione che avrebbe indotto, probabilmente, ad un maggior rispetto dell’intera categoria del precariato scolastico da parte delle forze politiche, del MIUR e dei governi stessi.
Di queste insensate contrapposizioni sono frutto le istanze che, all’indomani della nomina del neo Ministro, dietro errate e tendenziose affermazioni, si sono prodigate a chiedere la “necessaria” abolizione dei TFA speciali, voluti dal MIUR come “soluzione” per rispondere alle richieste legittime dei precari di III fascia, da anni, ripetiamo, “usati” per garantire il servizio scolastico in ogni angolo del Paese, senza che sia loro applicata la normativa europea contro lo sfruttamento del lavoro precario. Ma questa non è una delle tante che questa categoria di precari ha dovuto subire, nel silenzio assoluto di mezzi di comunicazione e del mondo sindacale che, sporadicamente e tiepidamente si è schierato, a volte solo per decenza, a favore delle richieste di riconoscimento avanzate da questi docenti.
Al Ministro Carrozza, quindi, approfittando della Festa del Lavoro, vogliamo ricordare che chi ha lavorato per anni nelle scuole italiane, come i precari della III fascia d’istituto, non soltanto lo ha fatto a pieno titolo e sulla base di un contratto collettivo nazionale, ma lo ha fatto nella legittimità e con il riconoscimento di idoneità da parte dello stesso MIUR, delle scuole e dei Dirigenti scolastici che hanno sottoscritto i loro contratti. Ricordiamo che, in quanto dipendenti della Pubblica Amministrazione, hanno anche acquisito dei diritti che il MIUR, e non solo, continua a calpestare e a negare. Ricordiamo, infine, che esiste anche una direttiva europea, la 36/2005, che stabilisce inequivocabilmente che chi esercita una professione per anni ha diritto al riconoscimento della professionalità derivante proprio dall’esperienza professionale stessa e che tale direttiva è richiamata nei centinaia di decreti di equiparazione che il MIUR è costretto ad emanare, dietro richiesta di altrettanti docenti stranieri che fanno valere tale principio. Il MIUR, quindi, ha deliberatamente usato due pesi e due misure: uno verso i docenti non italiani, per non incorrere in sanzioni e condanne, per i quali il servizio prestato vale come requisito di riconoscimento professionale; uno per i suoi dipendenti, costretti ad un nuovo percorso formativo che, come evidenziano le denunce fatte da più parti, sarà un ennesimo percorso ad ostacoli, volto non a “sanare” la loro posizione di precari, come alcuni faziosamente vogliono far credere, ma a tornare ad esercitare la professione che già esercitano a pieno titolo da anni!
Quindi, mentre centinaia di docenti stranieri passano legittimamente avanti ai docenti italiani, agli italiani sono negati i diritti fondamentali, compreso quello di poter, eventualmente, competere ad “armi pari” con i loro colleghi stranieri, per i quali non c’è alcuna preclusione, alcun numero chiuso, alcuna discriminazione.
Un lavoro duro spetta, allora al nuovo Ministro, quello di districarsi in un ginepraio di istanze contraddittorie, quello di applicare il diritto in modo equo e razionale, quello di rispondere alle richieste dei suoi stessi dipendenti in modo da rispettare principi di equità e opportunità. A proposito, vogliamo precisare che, se c’è qualcosa da sanare, questa è la posizione del MIUR, che per anni ha sfruttato decine di migliaia di lavoratori senza garantire loro neanche l’applicazione completa del contratto di lavoro e che negli ultimi cinque anni, pur in mancanza di un adeguato sistema di reclutamento, coerente con le novità in tema di formazione, ha volutamente portato a confondere i due piani, quello della formazione e del reclutamento appunto, impedendo che fossero vagliate soluzioni adeguate ad una corretta definizione della posizione dei docenti di III fascia.
In occasione del I Maggio, quindi, vogliamo ricordare, anche al Ministro, che, dopo anni di confronti e di contenziosi ancora in attesa di giudizio, ci troviamo in fase di stallo, con la spada di Damocle dei Tfa speciali, che prevedono scaglioni e prove selettive, ennesima umiliazione che docenti in servizio da anni dovranno subire, che non risolveranno nulla dell’annosa questione che attanaglia i precari di III fascia e che sono fondati su una lettura distorta della direttiva europea sulla base della quale sono stati concepiti.
Buona festa del Lavoro a tutti!