Che qualcosa bollisse in pentola, ci sembrava evidente, tanto era il tempo di giacenza della modifica al Dm 249/2010 sulla scrivania del Ministro. Ma che, dopo l’iter di mesi di consultazione che una bozza completamente diversa ha effettuato, si arrivasse a qualcosa di totalmente altro, proprio non se lo aspettava nessuno, né noi né i sindacati. Questi ultimi, poi, pur avendo la possibilità di farsi valere già da subito, hanno deciso di “trattare” con il MIUR, lasciando sostanzialmente passare un decreto iniquo e inadeguato che, ancora una volta, prende a schiaffi tutti quei docenti i quali , pur nella piena legittimità, hanno lavorato per anni nella scuola pubblica italiana. E’ evidente, oltre al totale travisamento della normativa italiana ed europea in materia di formazione, di riconoscimento professionale, di reclutamento, di diritto e di tutela dei lavoratori, che il MIUR ha voluto in modo manifesto e palese, creare un percorso ad ostacoli per i propri docenti, istituendo una vera e propria pratica concorsuale, tra l’altro caratterizzata da un calcolo del punteggio farraginoso quanto assurdo, di taglio completamente diverso rispetto a quello previsto per i TFA ordinari. Dovrebbe spiegare pubblicamente, il Sig. Ministro, cosa c’entra un test iniziale di cultura generale se la sua preoccupazione era quella di certificare le competenze disciplinari. E se l’ispirazione gli è arrivata dalle prove del cosiddetto Concorsone, come si concilia questa ipotesi con il fatto che chi uscirà dai “suoi” TFA speciali, continuerà a svolgere da precario la professione che già svolge da anni, sempre da precario, a pieno titolo? E poi, non è forse vero che il Ministro e i suoi collaboratori abbiano utilizzato, sempre in occasione del Concorsone, un testi di cultura generale per falcidiare gli iscritti? Come poter credere che adesso la filosofia di fondo possa essere, in buona fede, quella di valorizzare il merito? Non sono poche le contraddizioni contenute nel decreto che ancora deve superare il passaggio della Corte dei Conti (che potrebbe introdurre ulteriori modifiche al testo). E il peggio è che questo decreto arriva in un momento di grande confusione istituzionale, da parte di un Dicastero che ormai agisce indisturbato e senza il controllo del Parlamento, momentaneamente alla deriva e, cosa assai grave, senza nessun parlamentare a vigilare sulle vicende del mondo scolastico.
Analizzando sommariamente il testo pubblicato, inoltre, inutile dire che, anche la non ripetibilità del percorso, così come previsto da quanto leggiamo, porrà i corsisti in una condizione psicologica inadatta a garantire una serena e tranquilla partecipazione alle prove e agli esami previsti, tale è il grado di accanimento – e di mortificazione derivata – che un tale decreto trasuda.
Dopo mesi di attesa nei confronti di un provvedimento che il MIUR avrebbe dovuto percepire come una occasione per “sanare” non la posizione dei docenti, come sia l’Amministrazione che alcuni interlocutori esterni hanno voluto far intendere, ma la propria, una posizione di reiterato sfruttamento, di vergognosa manipolazione di dati, di arbitraria interpretazione normativa, a partire dalla negazione del valore abilitante dei diploma magistrale, implicitamente ribadito già dal decreto sulla formazione iniziale dei docenti, l’associazione Adida promette battaglia e porterà anche questo provvedimento presso le sedi legali competenti, al fine di ottenere l’applicazione del diritto e della normativa, cosa a tutt’oggi negata.
Adida