Si stanno ultimando in questi giorni le procedure da parte degli istituti scolastici per effettuare le nomine definitive degli insegnanti dopo una revisione delle graduatorie d’istituto di II e III fascia.
Adesso, che si prospetta un vortice di nomine, attese e assunzioni, sono numerose le problematiche che emergono, prima tra tutte la questione della continuità didattica, che pure dovrebbe essere un principio a tutela degli alunni che in questo modo non viene certo garantita. Tra i tanti interrogativi che scaturiscono da questa situazione ce n’è uno particolarmente inquietante: non sarà che questo ritardo sia da imputare ad una precisa volontà?
Lasciando ovviamente supporre che questa domanda cada come molte altre nel vuoto, Adida solleva due ordini di problemi che si sono palesati in questa circostanza:
il primo ed il più evidente è sicuramente il fatto che fino ad oggi (dicembre inoltrato) i docenti hanno prestato servizio fino ad “avente diritto”, un limbo che non ha bisogno di commenti, dovuto alla difficoltà in cui si è trovato il sistema scolastico di varare nuove disposizioni (in questo caso il dimensionamento) senza che le ripercussioni sul sistema fossero unicamente negative.
A questo si aggiunge il fatto, nei giorni scorsi prontamente segnalato da Adida, del riscontro di gravi anomalie relative all’errato conteggio dei punti di servizio e quindi il relativo errato posizionamento dei docenti nelle graduatorie di II e III fascia d’Istituto in alcune città Italiane, problematica che sembra sia stata presa in considerazione dagli Uffici scolastici che hanno sollecitato delle verifiche e che però inevitabilmente sta causando ulteriori ritardi nelle procedure di nomina.
Il secondo problema altrettanto grave che va a penalizzare sia gli Istituti scolastici e sia, come sempre, la categoria dei docenti precari di II e III fascia, nel caso specifico gli insegnanti di sostegno, è stato effettuare le nomine seguendo e mantenendo invariate le graduatorie provvisorie: azione che porta in sé luci quanto ombre perché, se da un lato garantirebbe il diritto sacrosanto degli studenti alla continuità didattica, dall’altro penalizza il docente, che si vede “congelato” nella sua posizione in graduatoria.
In altre parole, se per un verso il docente si vede tutelato dal punto di vista della sicurezza della nomina dall’altro potrebbe non riscontrare nessun tipo di avanzamento né professionale né economico per il suo prestato servizio in attesa delle graduatorie definitive.
Ancora una volta è quindi il lavoratore stesso che viene subordinato rispetto al lavoro da svolgere.
E’ mai possibile che non si riesca mai a garantire una piena tutela della figura del docente precario di II e III fascia?
Con queste informazioni, purtroppo non rassicuranti vi lasciamo con ulteriore quesito su cui riflettere: la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo cita in alcuni punti due frasi fondamentali per chi come noi ha fatto dell’ insegnamento la sua ragione di vita:
il primo è che “ogni individuo ha diritto all’istruzione e all’accesso alla formazione professionale e continua” ed il secondo, non meno importante dice “ogni individuo in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità”.
A noi, in questo momento, alla luce di quanto sta succedendo, pare che siano venuti meno entrambi.