E’ notizia di pochi minuti fa che il MIUR si è espresso, attraverso il Sottosegretario Rossi Doria, sulla questione dell’aumento delle ore di docenza da 18 a 24. Lo ha dichiarato ufficialmente in una intervista concessa alla trasmissione Agorà, in onda stamattina, 24 ottobre, su Rai Tre. Anzi, il Sottosegretario stesso ha smentito, citando una nota ufficiale di chiarimento del MIUR, che neanche l’ipotesi delle 21 ore, che ha circolato nei giorni scorsi, sarebbe perseguita.
Accogliamo con una vena di ottimismo queste rassicurazioni, da fonte autorevole, che sgombrerebbero il campo da ogni dubbio.
L’uso del condizionale, tuttavia, ci appare necessario, se si pensa che il Testo delle Legge di stabilità è già pervenuto al Parlamento e che tale testo contiene, non modificata, la revisione dell’orario di lavoro dei Docenti della scuola secondaria. È quanto ci ricorda l’Onorevole Zazzera che nei giorni scorsi, in modo capillare e sistematico, ha espresso una forte opposizione a tale progetto del Governo, opposizione che ha ribadito anche ieri in un comunicato con cui promette che, da parte sua, sulla questione dell’orario non ci sarà nessuna mediazione.
Oggi, in modo ufficiale e nell’ambito della stessa trasmissione, Francesca Puglisi (responsabile scuola del PD) e l’ON. Luisa Capitanio Santolini (Udc) hanno dichiarato di essere contrarie alla revisione dell’orario di lavoro, anche se con diverse sfumature e motivazione che val la pena di accennare. La Puglisi, nel ribadire che i parlamentari del suo partito faranno una “forte opposizione” contro tale articolo, ha ricordato che la scuola italiana ha pagato già pesantemente il prezzo dei tagli alla spesa pubblica, visto che oltre l’86% degli stessi tagli è stato operato proprio in questo settore. L’On. Santolini, invece, ricordando che l’orario di lavoro del docente non coincide con le ore di lezione frontale, ha dichiarato la stessa opposizione anche se ha parlato della necessità di un’autocritica da parte della scuola, visto che le cose non vanno poi così bene.
Se di autocritica si deve parlare, però, rispondendo all’Onorevole, questa “deve”, non “dovrebbe”, partire dal MIUR visto che, come da più ospiti della trasmissione è stato ricordato, tra i quali il Prof. Zecchi, la professione del docente, in Italia, è continuamente screditata anche a livello istituzionale e mediatico, cosa che ha permesso agli alunni di perdere quella capacità di riconoscere l’autorevolezza dei docenti stessi, ha demotivato l’intera categoria ed ha prodotto effetti negativi sull’intero sistema scolastico.
E’ stato anche ribadito, visto il continuo richiamo all’Europa, soprattutto quando si impongono “sacrifici” agli italiani, che lo stipendio medio di un docente è ben al di sotto della media europea, mentre l’orario di lavoro è assolutamente il linea con la media europea. A proposito Domenico Pantaleo (Flc Cgil) ha chiesto provocatoriamente per quale ragione proprio i docenti dovrebbero pagare il prezzo dei tagli sulla scuola e sulla spesa pubblica. Su questo punto, la Puglisi ha ricordato che la scuola ha già contribuito in modo enorme al risanamento dei conti pubblici e che ci sono altre voci del Bilancio dello Stato, tra cui la Difesa, sulle quali basterebbe un intervento al di sotto dell’1% per evitare ulteriori interventi nel settore scolastico.
Insomma, si è parlato della necessità di investimenti, di riorganizzazione, di interventi strutturali, anche sull’edilizia scolastica e tutti sembravano d’accordo e rassicuranti.
Ci preoccupa però che il testo pervenuto in Parlamento sia quello che conosciamo, con l’aumento dell’orario e nuovi tagli, sui posti di lavoro soprattutto, diretta conseguenza della inaccettabile idea del Governo. È in parlamento che si giocherà la partita, adesso, dove la coerenza con le dichiarazioni fatte sarà testata. Anche la legge ex Aprea, ormai passata al Senato, avrebbe dovuto essere bloccata, invece ha proseguito il suo cammino sostenuta dalla maggioranza “tecnica” che sostiene il governo Monti, con modifiche che non hanno minimamente scalfito la sua pericolosità per la scuola statale e il suo l’implicito disegno che mira a depotenziare la funzione istituzionale e costituzionale della scuola stessa.
Nonostante tutte le rassicurazioni, Adida invita a non abbassare la guardia e a proseguire, insieme a tutti i colleghi delle scuole italiane, con le attività di mobilitazione promosse e da attuare nel prossimo futuro. L’esperienza ci insegna che è meglio non fidarsi!
ADIDA