Dalle dichiarazioni di questi ultimi giorni, è ormai palese l’intenzione del ministro di favorire le immissioni in ruolo dei docenti attraverso i concorsi.
Concorsi che, però, saranno banditi anche per materie d’insegnamento traboccanti di personale già di ruolo e quindi in esubero.
Tutto questo in presenza di graduatorie ancora colme fino all’inverosimile di precari già abilitati.
Ebbene, dinanzi a tanta insensata ostinazione occorre ribadire, e con forza, che noi docenti inclusi nelle graduatorie ad esaurimento abbiamo fatto a tempo debito tutto ciò che lo Stato ci chiedeva: conseguire un’abilitazione per poter insegnare.
Adesso lo Stato, incurante delle sue stesse leggi, se ne infischia e ci mette da parte adducendo motivazioni pretestuose, da una parte demonizzando il sistema stesso di reclutamento dalle graduatorie, dall’altra rallentando considerevolmente l’assunzione del personale precario e rimandando infine alle calende greche il concretizzarsi del nostro diritto al lavoro e alla “graduale stabilizzazione”.
Stante l’esiguità dei posti disponibili, il ministro Profumo avrebbe dovuto accorgersi di quanto sia doveroso, ai fini di buon governo, dare finalmente risposta all’annoso problema del precariato dando precedenza assoluta all’immissione in ruolo degli aspiranti già selezionati, formati, “capaci e meritevoli”, già inclusi in graduatoria che hanno consentito finora, di anno in anno, il regolare avvio e l’erogazione del servizio scolastico.
Il ministro Profumo preferisce invece strombazzare a perdifiato la necessità di un concorso al quale si dovrà partecipare per pochissimi ruoli, foriero di ricorsi e di ulteriore precariato; dunque inutile, dispendioso, che non garantirà la continuità didattica e che non darà né a noi, né ad altri quella risposta che attendiamo da tempo.
La verità sta dunque in altri termini e nella confusione, che regna sovrana, chi ci guadagna sono sempre gli stessi: partiti, sindacati, università e procuratori legali.
Così facendo il ministro si muove unicamente in direzione delle logiche di tali interessi, illudendo quanti abbracceranno l’indizione di nuovi concorsi come garanzia di un sistema basato sul “merito” e certezza della presenza in cattedra di personale docente “giovane”, “fresco” e “selezionato”.
Giuseppe Francesco Simone, Roccella Ionica (RC)