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L’Arriminata, un’antica ricetta della tradizione cattolicese


Ci piacerebbe riscoprire le ricette antiche – ormai scomparse – della tradizione cattolicese, realizzate con prodotti tipici locali e genuini come, ad esempio, l'”Arriminata”. Piatto povero per gli ingredienti, ma genuino e ricco di nutrienti.

Gli ingredienti per prepararla erano offerti dalle campagne locali in quel periodo tutte in produzione: fave, finocchietto selvatico, semola di frumento di grano duro e sal gemma estratto dalla locale miniera.
Tutto genuino, tutto a chilometro zero, forse anche meno di un chilometro.
La preparazione – ci raccontano gli anziani – era semplice: si portava ad ebollizione l’acqua, si salava e si aggiungevano prima le fave sbucciate, poi il finocchietto.
Appena cotti, si iniziava ad aggiungere la semola di grano duro. Un po’ per volta, spolverandola a pioggia con la mano senza smettere di rimestare (arriminare) per impedire che si attaccasse e che si formassero grumi. Si usavano pentoloni grandi, poggiati su focolai di pietra e se ne preparava in abbondanza, allora le famiglie erano numerose ed era usanza diffusa quella di regalarme un po’ ai vicini. Era faticoso “arriminare” un po’ come avviene con la preparazione della polenta.
L’arriminata era pronta da servire non appena diventava densa. Ci dicono che gli odori erano inebrianti, il gusto avvolgente e a tratti dolciastro, piatto graditissimo dai bambini, mentre i più grandi lo accompagnavano con vino rosso locale, prodotto con uve del vitigno autoctono “Nero Cappuccio”.

Liborio Butera:
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