scuola

A.A.A. cercasi scuola, di Giorgio Mottola

di Giorgio Mottola
(vice coordinatore nazionale Dipartimento Scuola e Università con delega alla Scuola)

Il Ministro Profumo alcuni mesi fa in un suo intervento affermo’ che «l’Italia sta scontando un ritardo storico nella formazione tecnico-professionale rispetto ad altri Paesi europei, come la Germania, sia dal punto di vista dell’eccessivo numero di studenti che seguono il percorso liceale sia in termini di sistema di relazione tra scuola e realtà socio-economica».

Nonostante le dichiarazioni di principio del Ministro, l’istruzione tecnica e professionale continua a soffrire di quei malanni che l’hanno caratterizzata in questi ultimi due anni.
L’istruzione tecnica e professionale, infatti, con la riduzione del quadro orario settimanale passato da 36 a 32 ore, in soli 2 anni ha visto notevolmente ridursi il monte ore destinato alle attività di laboratorio; particolarmente penalizzati gli ex istituti alberghieri, nonostante il settore del turismo in Italia sia tra i primi posti per fatturato e capacità occupazionale; gli istituti per la produzione tessile, gli istituti agrari, gli ex istituti per l’industria e l’artigianato, per non parlare degli ex istituti nautici ora “Trasporti e Logistica” che risultano deprivati del loro glorioso passato, nonostante in Europa ci sia una richiesta di 15.000 comandanti di navi e di altrettanti ufficiali

Le discipline professionalizzanti di meccanica , informatica industriale, elettronica ed elettrotecnica , nonostante le migliaia di richieste che pervengono dal mondo del lavoro di personale specializzato, sono state decurtate conseguente riduzione delle capacità tecniche professionali degli allievi.

Fin dal 2011 FLI sottolineò che anziché razionalizzare il sistema, si erano fatti tagli scriteriati senza alcuna visione strategica” , che invece di colpire gli sprechi, avrebbero portato a conseguenze disastrose “mettendo, tra l’altro, a rischio la competitività del sistema Italia
Secondo un recente Rapporto Isfol 2012, infatti, “ i tagli realizzati nel comparto strategico dell’istruzione rappresentano un pericolo enorme per lo sviluppo del Paese. L’Italia rischia un calo dello standard di competitività perche’ non investe in maniera adeguata sul capitale umano, mettendo sotto gamba lo sviluppo di impieghi ad alta specializzazione. In particolare, in Italia risulta in crescita l’occupazione nelle professioni elementari, mentre i lavori a elevata specializzazione si sono contratti dell’1,8% negli ultimi 5 anni, contro un aumento medio in Europa del 2% (con la Germania al 4,3%, il Regno Unito al 4%, la Francia al 2,8%).”

Se si vuole veramente “ridare dignità alla formazione tecnico professionale”, riconsiderandola come un “asset strategico per il nostro Paese” occorre, con un atto di coraggio ripensare ad alcune scelte apportando dei correttivi significativi ad una Riforma dell’Istruzione Tecnica e professionale che presenta ancora vuoti incomprensibili e consistenti criticità

Futuro e Libertà con una risoluzione presentata in VII Commissione Cultura alla Camera, a firma di Granata, Muro, Di Biagio e Barbaro, ha posto con forza la questione impegnando il governo :
• ad adottare adeguate e rapide iniziate volte a valorizzare la formazione tecnico-professionale anche intervenendo sui quadri orari delle materie specifiche presso gli Istituti tecnici e professionali e valorizzando quelle classi di concorso, in cui ricadono i docenti afferenti al comparto tecnico-professionale, che per la loro specificità risultano essere fortemente legate al sistema produttivo e alle richieste del mercato;
• a valorizzare le attività di laboratorio, le attività degli insegnanti tecnico pratici, le discipline professionalizzanti, l’esperienza di alternanza scuola lavoro e il sistema di istruzione e formazione professionale che, attualmente, presenta criticità e disarmonia a livello nazionale in virtù delle competenze regionali in materia;
• a rivedere l’organico ATA, in particolare quello afferente ai collaboratori scolastici, che risulta fortemente ridimensionato rispetto alle esigenze e alle necessità delle scuole determinando sovraccarico di lavoro e caos nella organizzazione dello stesso;
• a rivedere il comma 81 dell’articolo 4 della legge 183/2011 che prevede il transito degli insegnanti tecnico pratici in esubero nei ruoli del personale ATA che, oltre a demansionare e mortificare una categoria di insegnanti da sempre motore dell’istruzione tecnica e professionale, incide notevolmente sul precariato;
• a consentire l’individuazione di adeguati ed opportuni investimenti nella scuola attraverso un seria ed articolata programmazione degli interventi al fine di elevare la competitività del nostro Paese