Proprio in questo piano di ridimensionamento potrebbero fondersi categorie come scuola, università, enti locali, ministeri, VVFF, Forestale, polizia penitenziaria ecc. Se da un lato questa scelta potrebbe fare esultare qualcuno, dall’altro potrebbe emergere qualche preoccupazione proprio per i lavoratori dei comparti interessati all’accorpamento che finiranno in un unico calderone, con il rischio concreto di perdere anche quella (poca) forza contrattuale che già hanno.
Questa rivoluzione preoccupa in primis i dipendenti dei sindacati. Oltre agli accorpamenti quindi ai tagli che ne derivano, aggiungiamo che gli attuali “tecnici” che governano il Paese, stanno lavorando sulla prosecuzione di quanto aveva iniziato Brunetta e cioè tagliare tutti gli esoneri dei lavoratori in distacco sindacale del pubblico impiego. A riforma varata il sindacato dovrà pagarsi interamente i dipendenti attualmente distaccati ai sensi dell’art. 31 L. 300/70 cosi come funziona per i comparti privati metalmeccanici, edili ecc.
Questo rischia di essere il colpo di grazia definitivo, ma allo stesso tempo potrebbe spingere il sindacato a fare seriamente il sindacato altrimenti rischierà di perdere definitivamente i finanziamenti derivati dalle tessere.
Siamo dunque giunti alla fine di un’era, l’era dei “sindacati di Stato”?