La scoperta dell’acqua calda: nel nostro Paese mancano 100 mila tecnici
Se i vari ministri che si sono avvicendati alla guida del MIUR negli ultimi 10/15 anni avessero avuto l’umiltà di leggere ciò che scriviamo da oltre 10 anni, non avrebbero avuto la necessità di sprecare tempo e risorse per organizzare la conferenza dei servizi ‘Collegare filiere formative e filiere produttive per la crescita del Paese’, andata in scena a Roma il 13 giugno scorso e con oltre 10 anni di ritardo.
Dai lavori, infatti, è emerso ciò che sosteniamo da sempre: nel nostro Paese mancano all’appello ben 100mila tecnici l’anno, figure intermedie fondamentali per il funzionamento dell’industria e più in gererale dal mondo produttivo. Fino a qualche anno tali figure erano garantite dagli istituti tecnici e professionali che nel loro percorso di studi comprendevano diverse ore di attività didattiche svolte in laboratorio. Successivamente arrivarono le riforme Moratti, Fioroni (ebbe la possibilità di arrestarle e non lo fece) ed infine la Gelmin-Tremonti. Il risultato è sotto gli occhi di tutti con la triste consapevolezza che il peggio deve ancora arrivare.
Nel convegno, coordinato dalla sottosegretario Elena Ugolini, è emerso appunto che in particolare gli Istituti tecnici sono in forte sofferenza, i professionali stanno perdendo anche loro le specificità ed ecco spiegato il “mismatch”.
Dal convegno inoltre è emerso che la cura potrebbe arrivare dagli IFTS e dagli ITS (Istituti Tecnici Superiori), secondo noi quelle risorse invece andrebbero utilizzate per ripristinare le attività di laboratorio rase al suolo appunto dalle riforme citate nel post.