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Convitti a rischio chiusura, la lettera dell’educatore Marco Bencivenga

Marco Bencivenga docente presso uno dei convitti italiani ci scrive evidenziando il pericolo che corrono i convitti, specie quelli più piccoli.

La lettera

Se gli organici di diritto del personale educativo venissero definitivamente modellati ai sensi dell’ art. 20 del D. P. R. 81/09, diverse istituzioni educative statali saranno costrette a chiudere. Quelle che riusciranno a restare aperte dovranno fare i conti con turni festivi e notturni al limite dell’ impossibilità. E che dire dei 300, di circa 2300 educatori sparsi nei convitti di tutt’Italia, in forse per il prossimo anno scolastico?

Dagli ultimi comunicati stampa provenienti dalle principali sigle sindacali emerge il preciso intento da parte dell’Amministrazione di applicare ad litteram l’ art. 20 del D. P. R. 81/09, che stabilisce:

a) in presenza di convittori e/o convittrici:
1) con almeno quaranta convittori: cinque posti
2) con almeno quaranta convittrici: cinque posti;
3) per ogni ulteriore gruppo di dieci convittori e/o convittrici: un posto;
4) per ogni gruppo ulteriore di venti semiconvittori e/o semiconvittrici: un posto;
5) con almeno trenta convittori o convittrici ed almeno quaranta semiconvittori e/o semiconvittrici: sei posti;
6) per ogni gruppo di ottanta convittori e/o convittrici e’ aggiunto un posto oltre quelli di cui al punto 3;

b) in assenza di convittori e/o convittrici:
1) con almeno settanta semiconvittori e/o semiconvittrici: quattro posti;
2) per ogni gruppo ulteriore di venti semiconvittori e/o semiconvittrici : un posto.

Qualora l’istituzione educativa sia unica in ambito regionale, i posti di istitutore o istitutrice possono essere assegnati anche in deroga al numero dei convittori e delle convittrici stabilito al comma 3, lettere a), numeri 1 e 2 e lettera b), n. 1). Nel caso previsto dal comma 3, lettera b), n. 1), la dotazione organica e’ costituita esclusivamente da un’unita’ di personale educativo per ogni gruppo di venti semiconvittori e/o semiconvittrici. I dirigenti preposti agli uffici scolastici regionali possono apportare limitate deroghe ai parametri previsti in relazione al numero di convittori nei soli casi in cui i convitti assicurino il funzionamento nell’arco dell’intera settimana (sette giorni) e nei periodi delle festività scolastiche.

Se nei prossimi giorni dovesse essere confermata la volontà del MIUR, in passato sempre derogata per l’ ovvia consapevolezza dell’ impossibilità di garantire un efficiente e qualificato servizio se non con conseguente depotenziamento della figura dell’ educatore, ridotto a mero vigilante, diversi convitti nazionali saranno costretti a chiudere: tra i primi il Convitto Nazionale “ San Benedetto” di Cassino che dal prossimo 8 luglio, in assenza di deroga, arriverà al capolinea
http://scuola.repubblica.it/lazio-frosinone-asconvittonazionale/2012/il-…

Neppure il precedente esecutivo aveva usato così pesantemente la scure contro la categoria professionale degli istitutori che, sebbene ricompresi nell’ ambito del profilo docente, oltre a svolgere un’ importante attività di tutoraggio e sostegno di pomeriggio, durante il semiconvitto, si occupano di accoglienza e vigilanza, soprattutto notturna, degli allievi provenienti dalle più disparate e lontane località nazionali e internazionali. Ma è opportuno precisare che una decisione orientata in tale direzione, impatterebbe contro la L. 111/11 che, all’art. 19 comma 7 stabilisce “A decorrere dall’anno scolastico 2012/2013 le dotazioni organiche del personale docente, educativo ed ATA della scuola non devono superare la consistenza delle relative dotazioni organiche dello stesso personale determinata nell’anno scolastico 2011/2012 in applicazione dell’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133(…) ”.

E’ auspicabile, quindi, un segnale di discontinuità volto a derogare alla suddetta normativa per l’ anno scolastico 2012/13 e disciplinare, poi, con le opportune innovazioni, radicalmente, la realtà degli istituti educativi , profondamente mutata rispetto al passato e sempre più protesa verso gli scambi comunitari e i moduli formativi all’ estero, oltre che allo svolgimento di segmenti curricolari in altra lingua europea.

Liborio Butera:
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