DATE. In queste settimane si rincorrono voci che danno lo svolgimento delle prove intorno alla prima metà di giugno, poi nella seconda metà di maggio, poi ancora giugno e ancora tra fine giugno e la prima metà di luglio. Inutile dire che ciò crea solo maggiore confusione ed allarmismo e che la cosa migliore sarebbe attendere la pubblicazione del bando ufficiale. Questo rincorrersi di voci, ormai peculiare del TFA, é comprensibile sintomo dell’apprensione con cui i lavoratori attendono questo percorso formativo, ma a cosa serve? Posto che le date più verosimili sono proprio quelle che riguardano la seconda metà di giugno, poiché coincidenti con la sessione d’esami della maggior parte delle Università italiane, non sarebbe forse meglio concentrarsi su altre reali problematiche legate a questo sistema di abilitazione?
COSTI. Dopo una prima fase durante la quale si dava per probabile un costo del corso intorno ai 6000 euro, ultimamente le stime parlano di una spesa di circa 4000 euro, più attendibile poiché prossima a quello dell’ultimo percorso formativo di anni fa, ma quanto ciò è fondato su dati reali? Oltre a questo, quante altre spese (dirette o indirette) dovranno affrontare i precari e quando ne avranno certa misura e cognizione affinché possano decidere del proprio futuro?
IRREGOLARITA’. Appena il governo attuale ha preso i propri incarichi, le Organizzazioni Sindacali hanno prontamente richiesto riunioni e confronti per correggere un Decreto che avrebbe avuto vita difficile ad esser portato avanti poiché pieno di errori ed irregolarità. Ad oggi si può solo constatare che, ormai da settimane, si parla di una imminente attuazione del nuovo percorso formativo, ma allora ciò che significa: tutti questi errori evidenziati e reclamati a gran voce in realtà non ci sono e si va avanti come stabilito oppure ci sono ma per l’ennesima volta si infierisce su chi già patisce una condizione misera e nessuno se ne preoccupa?
RICORSI. Innumerevole è la quantità di precari e lavoratori della scuola che hanno aderito ai ricorsi per l’una o l’altra questione volendo difendere o rivendicare i propri diritti e tra questi ovviamente c’è anche quello relativo al TFA. Preoccupante è osservare quanto questi ricorsi siano tanto numerosi quanto improduttivi o quantomeno ben lontani dall’avere un effettivo e pronto risultato. Chi si interessa del corso delle proprie istanze avrà sicuramente notato una situazione stagnante, certo non colpa di chi propone e porta avanti la causa, ma sicuramente responsabilità diretta della disorganizzazione ed inadeguatezza delle strutture sommerse da migliaia di casi e richieste. A causa delle tempistiche così lunghe, nel caso specifico del TFA ultimamente si è parlato di possibile inefficacia ed intempestività del ricorso riguardante l’esenzione dalle prove pre-selettive per chi ha almeno 360 giorni di servizio e poi, poco tempo dopo, di una riapertura del ricorso per chi volesse farlo con nuovi presupposti o magari aggiungendo nuove motivazioni sottolineando che, però, non è dato sapere quando e se ciò potrà avere risultato utile. Quanto ha senso, allora, impegnare speranze e fondi in percorsi giuridici se poi l’esito è incerto, lontano, chimerico…lui stesso precario? Altro danno e beffa oltre a quelli che i precari subiscono già nella loro quotidianità?
NUMERI. Come tutti ben sanno nelle ultime settimane sono uscite tabelle con i numeri per l’accesso programmato al TFA. Confrontando queste con i dati sul fabbisogno del triennio 2011-2014 pubblicati l’anno scorso, in alcuni casi si nota una netta sproporzione (in eccesso) tra i dati del TFA e quelli sul fabbisogno reale che, tra l’altro, non poteva tener conto della riforma del sistema pensionistico attuata pochi mesi fa. Ad una prima analisi delle ultime cifre, invece, paragonando i dati tra regioni si notano anomalie tra le necessità della stessa classe di concorso su regioni diverse, a volte simili tra loro, a volte sproporzionati rispetto alle dimensioni della regione/città, a volte stranamente simili rispetto ai dati delle ultime SISS, come hanno fatto notare alcuni docenti del Comitato durante gli ultimi incontri. Impossibile stabilire con certezza il metodo con cui sono stati fissati certi numeri, ma forte è il dubbio che siano stati ricavati in base a criteri che poco hanno a che fare con il reale fabbisogno di insegnanti per ogni città o regione.
Che fine faranno allora tutti questi nuovi abilitati che non saranno parte della scuola visto che il TFA pare non abbia valore concorsuale (a differenza delle SISS)? Saranno ugualmente inseriti in una fascia-limbo dedicata e in quale posizione si porranno rispetto agli abilitati precedenti, da tempo inseriti nelle graduatorie e nel sistema di reclutamento al momento vigente?
Mi sorge un dubbio: se invece fossero quel bacino di utenti qualificati dal quale attingeranno le scuole per la loro chiamata diretta, portando così alla progressiva estinzione le graduatorie d’istituto? Se così fosse per preciso disegno o strana coincidenza, di una cosa saremo certi: il precariato in qualche modo avrà un suo termine, ma non lieto come speravano e sperano ancora molti precari.
Davide Passuello
Biella, aprile 2012
Twitter: @liboriobutera
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Bertolini ma mi faccia il piacere...
Davide, lo avevamo capito tutti, non era necessario specifica. L'unica che forse non aveva capito e' Francesca