“L’Italia sconta un ritardo storico nella formazione tecnico-professionale rispetto ad altri Paesi europei, come la Germania: in molti paesi il 60-65 % degli studenti scelgono una scuola di tipo professionale in Italia invece è un numero inferiore al 40%”. A sottolinearlo è il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, durante un convegno sulla formazione professionale organizzato alla Piazza dei Mestieri di Torino.
“E’ necessario un processo diverso di orientamento – ha spiegato il ministro – non pensato come promozione ma come rendere consapevoli i ragazzi dell’importanza di una scuola di quel genere. Questo – ha precisato – non lo possono fare solo le istituzioni ma ci vogliono altri due attori: i loro compagni più grandi, il cui contatto è fondamentale nella fase di orientamento, e gli operatori nei diversi settori che spieghino loro cosa significa un certo mestiere. Probabilmente non è sufficiente farlo negli ultimi mesi prima della scelta ma bisogna anticipare l’orientamento all’anno precedente con un percorso programmato”.
“Sono convinto – ha aggiunto – che l’istruzione tecnica e professionale sia alla base di un sano processo di rilancio dell’occupazione dei giovani”. Per rilanciarla “è sempre più necessario, allora, un raccordo tra mondo del lavoro e istruzione, attraverso un investimento nella formazione tecnico-professionale sia a livello di scuola superiore sia a livello di percorsi post-diploma”.
Per questo il governo l’istituzione di 59 Istituti Tecnici Superiori (ITS): “l’obiettivo è formare dei super-tecnici, che sono necessari per rendere più competitivo il nostro sistema socio economico. Ce lo chiede il mondo del lavoro. Il modello sono le Fachhochschule tedesche o delle Iut francesi in grado di competere nei settori strategici tecnologici: efficienza energetica; mobilità sostenibile; nuove tecnologie per il made in Italy, come meccanica, moda, alimentare, casa e servizi alle imprese; beni e attività culturali; informazione e comunicazione; tecnologie della vita”.
Con la recente riforma “l’istruzione tecnica e quella professionale – ha sottolineato – sono state quindi ridisegnate in base alle reali esigenze delle imprese. Ma – ha concluso – dobbiamo ascoltarle di più”.