A volte ritornano, specie se sono Ogm. Così sul Corriere della Sera di ieri si riaccende la polemica sugli Organismi Geneticamente Modificati, dopo le parole del ministro Clini di ieri, che hanno mandato su tutte le furie la Coldiretti e tante altre associazioni. A Clini risponde il titolare del dicastero agricolo e collega di governo Mario Catania che ribadisce il divieto a coltivare ogm e dice a chiare lettere: “L’Italia non ne sente assolutamente il bisogno”. Contrari anche gli ecologisti, mentre il finiano Della Vedova lancia un appello perché sull’argomento non ci siano tabù. Wwf, Legambiente e Greenpeace alzano invece barricate, mentre la Confagricoltura apre agli sperimentatori e, come sempre, c’è già chi (Futuragra) mette a disposizione i propri campi per le colture pilota. Sulle stesse pagine il professor Poli dell’Università di Milano ricorda come in realtà molti dei prodotti industriali che mangiamo contengono già Ogm, anche se in minima quantità, per cui non è necessaria l’indicazione in etichetta (caso affine a quello del mangime animale), mentre Andrea Segrè, dell’Università di Bologna, suggerisce di puntare piuttosto su tecniche non ogm che sfruttano i metodi di selezione tradizionale, riducendo però i tempi. (Insomma siamo al dibattito di 15 anni fa, poi di 10, di 5, con gli stessi argomenti, la stessa incomunicabilità, gli stessi interessi e nessuna novità. E’ proprio così: a volte ritornano).
via Club di Papillon
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