Diventerebbe legge, in questa prospettata revisione dello statuto dei lavoratori, una previsione contenuta in una direttiva europea che non ha trovato finora applicazione nella scuola a causa della atipicità del comparto e del rapporto di lavoro che si instaura con il personale supplente.
Diversi giudici del lavoro hanno accolto richieste di docenti precari con almeno tre anni continuativi di lavoro nella scuola e nella stessa sede di servizio, condannando il ministero a rifondere i ricorrenti con arretrati e, in alcuni casi, con la trasformazione del rapporto di lavoro in contratto da tempo indeterminato.
Se la norma esposta durante la trattativa sindacale di questi giorni si trasformerà in legge sarà difficile per il Miur impedirne la generalizzata applicazione nei confronti di migliaia di precari”.
Speriamo non si tratti del solito tentativo, peraltro riuscito in passato di frammentare i lavoratori, staccando (per adesso) dal provvedimento la parte che riguarda gli statali. Peraltro su di loro grava l’art. 16 del DDL stabilità che introduce appunto il licenziamento nel pubblico impiego.
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