Premessa
L’inchiesta si è svolta nella primavera del 2011, gli ultimi dati sono stati raccolti nel maggio dello stesso anno.
Abbiamo distribuito quasi 500 questionari ai lavoratori, docenti e non docenti, delle scuole biellesi di tutti gli ordini. I questionari sono composti di 47 domande senza distinzione tra i diversi ordini di scuola o differenziate tra docenti e non docenti.
Lo scopo dell’inchiesta è duplice:
coinvolgere i lavoratori delle scuole biellesi in una riflessione comune sulla nostra condizione, per far crescere la consapevolezza di essere lavoratori del servizio pubblico (anche se con caratteristiche particolari);
conoscere la “percezione” che i lavoratori hanno del proprio lavoro, della qualità del servizio erogato, delle difficoltà quotidiane, a pochi anni dall’entrata in vigore della “riforma” delle elementari, e nella fase più acuta dei tagli all’istruzione e riduzione del personale docente e, soprattutto, non docente.
La provvisorietà dei dati (gli effetti delle manovre sulla scuola hanno tempi lunghi) ci induce a pensare alla necessità di rinnovare, con le debite modifiche, questa inchiesta tra qualche anno, anche perché la “riforma” della scuola superiore avrà degli effetti importanti sui lavoratori, sul lavoro e sui servizi erogati, e questa non sarà a regime prima di tre anni.
Sono stati restituiti meno di 100 questionari. Un risultato che può sembrare scarso ma è in linea con le previsioni che avevamo fatto.
Anche nelle inchieste operaie (nei tempi in cui interessava ancora conoscere l’opinione dei lavoratori), che hanno sempre una adesione migliore, i risultati non si discostano molto dai nostri: facendo riferimento a realtà poco sindacalizzata, (come è quella della scuola) le risposte non superano mai il 40% dei questionari distribuiti.La nostra risposta oscilla tra il 20% e il 25%.
Ci sono comunque delle spiegazioni possibili:
il lavoro docente ha una ambiguità di fondo: manca la consapevolezza che sia un lavoro a tutti gli effetti, e che noi si sia dei lavoratori: schiacciati tra l’idea che sia una “missione” o che sia una attività simile alla libera professione o che garantisca il tempo e lo spazio per poterne esercitare una!
diffuso è il lavoro precario e quindi molti si sono trovati a non poter fare il confronto tra l’anno in corso e l’anno precedente, come si chiedeva in molte domande, questo potrebbe aver scoraggiato molti colleghi docenti e ATA (non docenti);
D’altronde è evidente come gli intervistati abbiano dato risposte selettive, evitando di esprimersi per ambiti nei quali non si sentono coinvolti, come se non vivessimo tutti lo stesso ambiente di lavoro e non avessimo tutti lo stesso datore di lavoro!
I risultati paiono però inequivocabili: c’è un grande malessere e che si fa drammatico quando si fanno previsioni per il futuro!
Una nuova inchiesta, non solo ”percettiva” ma svolta con un rigore scientifico maggiore, tra qualche anno, potrà darci un quadro più esauriente.
Questa ci dice molto, ci dice qual è l’atteggiamento attuale dei lavoratori della scuola rispetto al proprio lavoro e alla qualità del servizio e… non ci sembra poco!
L’analisi
Molte risposte ci confermano che è diffusa la riduzione del personale, e anche la consapevolezza del fenomeno, in particolare è diminuito il personale non docente, sia collaboratori che il personale di segreteria, e gli effetti negativi generali sono preoccupanti:
il personale ATA è diminuito per il 93% degli intervistati (3).
Ed ecco le conseguenze:
per il 29% la pulizia negli edifici scolastici è diminuita (5);
mentre la manutenzione generale è peggiorata per il 37% (7); e quella dei laboratori è diminuita per 42% (11);
l’orario di sportello per il pubblico è diminuito per il 15,5% degli intervistati (13);
per l’85% degli intervistati è aumentato il carico di lavoro del personale ATA (14); e le ore straordinarie sono aumentate per il 40,5% (15).
Le risposte alle domande dirette a capire cosa è cambiato in conseguenza ai tagli all’istruzione ci aiutano ad avere un’idea dello stato della scuola biellese, al di là della retorica.
Queste riduzioni intervengono direttamente sulla qualità dei servizi erogati:
come abbiamo visto si riducono le manutenzioni (7,11) e le ore di sportello per il pubblico (13);
anche le spese di cancelleria si riducono, infatti per il 65% degli intervistati il materiale di cancelleria è diminuito; il 35% dichiara di averla pagata anche di tasca propria; il 31% dichiara di aver pagato di tasca propria anche altro materiale didattico, inoltre il 29% dichiara di aver chiesto denaro a genitori e studenti (certamente ciò accade soprattutto nella scuola dell’obbligo) (8);
per il 64,5% degli intervistati si sono ridotti gli acquisti per le biblioteche e le ludoteche (9);
per il 42% sono aumentate le difficoltà di fare fotocopie ad uso didattico (10);
il 56% afferma che sono aumentate le tasse scolastiche, fenomeno vistoso nella scuole media superiore. (18).
I tagli generalizzati all’istruzione incidono sulla “cellula” principale del processo di formazione, la classe:
aumentano gli alunni per classe secondo il 53% degli intervistati (19) e diminuisce la sicurezza, come afferma il 40% che dicono che il rapporto spazio/studente non è garantito (12);
la situazione si fa drammatica in presenza dell’aumento degli studenti diversamente abili, che sono aumentati per il 73% degli intervistati (22); per il 29% non tutti questi studenti hanno l’insegnante di sostegno e per il 58% il rapporto ore di sostegno/studente stabilito dal Servizio di Neuropsichiatria Infantile non è rispettato; inoltre per il 65,5% delle risposte, questi ragazzi godono di una minor copertura di sostegno rispetto all’anno passato! (23);
Questi tagli intervengono anche sulla ordinaria attività didattiche:
le attività di tempo pieno sono peggiorate per 55% degli intervistati (24); e le ore per attività aggiuntive sono diminuite per 67% degli intervistati (28);
anche le attività di recupero pomeridiano hanno subito una flessione: l’anno passato si svolgevano per il 73% degli intervistati quest’anno le confermano solo il 41% (36);
così come le attività di studio delle lingue straniere: queste sono diminuite per il 34% degli intervistati (35);
anche le visite di istruzioni hanno ceduto: il 60% afferma che nella loro scuola non si sono svolte e che comunque sono diminuite per il 57,5% degli intervistati (37);
per il 28,5 sono peggiorati i rapporti con i genitori.
a maggio del 2011 al 37% degli intervistati non erano ancora state pagate le ore di supplenza dell’anno scolastico precedente (39) e al 42% dovevano ancora essere pagare le attività aggiuntive (40);
Le politiche di riduzione del personale docente pesa sulla qualità dell’offerta formativa:
le compresenze sono diminuite per l’80,5% e questo riporta indietro la scuola di decine di anni, peggiorando la qualità della proposta formativa (27), con la “riforma” della media
superiore la situazione peggiorerà ulteriormente;
si sono ridotte le attività dei laboratori creativi nella scuola dell’obbligo: il 72% ne segnala la presenza nell’anno scolastico 2009-2010, mentre questa scende al 60% l’anno successivo (30).
più in generale le attività di laboratorio sono diminuite per il 55% degli intervistati (33); così come le attività al computer sono diminuite per il 43,5% delle risposte (34).
Nonostante questa situazione il personale della scuola si comporta molto più correttamente di quello che si dice:
solo il 19% afferma che i provvedimenti disciplinari nei confronti degli studenti siano aumentati (41);
il ricorso alla malattia è aumentato solo per l’11,5% (16);
mentre le pratiche “poliziesche” per disincentivare il ricorso alla malattia del ministro Brunetta non hanno avuto effetto per il 72% degli intervistati (17).
Ma la percezione generale che i lavoratori hanno della qualità del proprio lavoro e dei servizi erogati è drammatica:
il 72,5% pensa che il servizio scolastico sia peggiorato (43);
la qualità del lavoro è peggiorata per l’83,5% (44);
il 96% ha la percezione che il malcontento tra i lavoratori della scuola sia aumentato (45); così come il 54,5% sente in aumento il malcontento dei genitori (46).
Ma ancora peggiori paiono le prospettive future:
Il futuro professionale è visto negativamente dall’88% degli intervistati; così come peggiora in futuro anche la qualità del lavoro per il 76% e la qualità del servizio scolastico per l’88%! (47)
La scuola italiana è bloccata dal taglio dei finanziamenti, dalla riduzione di personale, dalle presenza massiccia di lavoro precario, da un sistema di reclutamento del personale oscuro e iniquo, da lobbie religiose e private, da un meccanismo di concorrenza tra le scuole privo di sostanza e qualità, che impedisce l’individuazione delle reali caratteristiche dei territori e dei loro bisogni formativi! Inoltre la nuova legge sulle pensioni bloccherà l’uscita degli insegnanti più anziani dalla scuola, impedendone il rinnovamento e produrrà un ulteriore innalzamento del numero degli insegnanti “in esubero”!
Che fare?
Il Comitato si riunisce da quasi due anni anche per trovare risposte a domande così difficili.
Il Comitato non rappresenta nessuno, convinti come siamo che i lavoratori si possano rappresentare da sé, noi offriamo solo uno strumento collettivo di critica e di lotta per la difesa dei diritti di tutti, in particolare dei lavoratori precari.
Il Comitato è un luogo di confronto permanente, libero e aperto: la messa in comune di esperienze, bisogni e conoscenze è la strada per giungere ad un sapere comune che può rispondere alla domanda “che scuola vogliamo?”.
Cerchiamo insieme una risposta che venga dal basso, da chi la scuola la conosce perché la vive, spesso con sofferenza; cerchiamo una risposta senza mediazioni, collettivamente, senza pensare che qualcuno possa risolvere questi problemi al posto nostro!
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Biella, gennaio 2012
il Comitato