Lavoro – C’è chi guadagna 300 mila euro l’anno e chi muore per 5 euro l’ora
Certo cari Amici di A Ruota Libera, è possibile. Non scriviamo certo questo per fare polemiche, per noi è la triste e dura realtà che raccontiamo da tempo. Noi di A Ruota Libera la realtà la guardiamo dritta in faccia e parliamo solo di quella. Questa precisazione è d’obbligo visto e considerato che ci troviamo in una società che pare vedere solo il bello, una società che pare vivere la vita astratta mandata in scena dalle tv. Noi invece cari amici la vita vogliamo vederla tutta, anche negli aspetti più drammatici, negli istanti di quelle persone dimenticate da tutti ma che lottano quotidianamente per un tozzo di pane e per un futuro migliore. Lavoratori che rischiano sulla loro pelle come tutti gli altri. In questi giorni si parla e riparla degli stipendi e delle pensioni di politici e manager, montagne di soldi di cui qualcuno un giorno ci dovrà spiegare il senso. Di quelle persone che lavorano per 5 euro all’ora ci si dimentica invece in fretta. Tutti attenti al sociale, tutti bravi a parlare ma i fatti parlano di molte persone costrette a lavorare con contratti a chiamata e per soli 5 euro all’ora.
Per 5 euro l’ora si può anche morire, non solo lavorando ma anche semplicemente recandosi al luogo di lavoro. Questa è la realtà di cui tutti dovrebbero prendere atto. E’ un concetto semplice da capire, la vita di una persona che guadagna 300.000 euro l’anno non vale di più di quella di una persona che prende a chiamata 5 euro l’ora e magari in un mese lavora solo 10 – 12 giorni.
La vita è dura e purtroppo anche breve. Un paese civile come il nostro deve avere stipendi dignitosi, non importa la cifra ma deve essere adeguata. Non chiediamo stipendi uguali per tutti, non siamo folli. Chiediamo stipendi adeguati e soprattutto dignitosi.
Chiudiamo esprimendo la nostra grande ammirazione nei confronti di quelle persone che lavorano con contratti a chiamata non dignitosi; quelle persone che con determinazione lavorano anche per 5 euro l’ora e cercano con quel poco di costruirsi un futuro. Purtroppo di ragazzi che lavorano a queste condizioni ne conosciamo tanti.
Ai signoroni dei 300.000 euro di stipendio annui ricordiamo infine che l’ingordigia è molto molto triste.
Perdonateci lo sfogo, ma in tempi di crisi e di presunta equità ci pare necessario evidenziare queste pesanti differenze.