Qui di seguito la lettera di Liliana.
Viviamo in un periodo di profonda crisi, ne siamo tutti consapevoli quando ascoltiamo i telegiornali, leggiamo i quotidiani, ci colleghiamo ad Internet ogni giorno e siamo
assaliti da un senso di angoscia e di impotenza.
La globalizzazione, l’avvento delle nuove tecnologie, il progresso in ogni campo della scienza hanno cambiato profondamente l’ approccio al mondo, le dinamiche di
acquisizione della conoscenza, di funzionamento del pensiero ed hanno lanciato nuove sfide che non devono trovarci impreparati. Attualmente siamo in questa fase
cruciale ad ogni livello: sociale, politico-economico e lavorativo. Il mondo della scuola non ignora certo tutto questo.
Tra i punti “cardine” per lo sviluppo, perché voglio essere ottimista e credere ancora fermamente che di sviluppo si ricomincerà a parlare nel nostro paese, si colloca
certamente la promozione a tutti i livelli dell’innovazione, la spinta all’adozione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, il ricorso allo studio di
nuove tecniche in tutti i campi della scienza, attraverso metodi sperimentali.
Tutti siamo a conoscenza del fatto, però, che le tecnologie e in generale le materie scientifiche non possono essere insegnate efficacemente solo in contesti didatticitradizionali, in quanto sono per loro natura pragmatiche ed offrono il massimo del loro potenziale in contesti di apprendimento collaborativi basati sul problem solving.
La presenza nel mondo scolastico di una corretta relazione tra sapere e saper fare costituisce,
dunque, un’imprescindibile necessità per un sistema educativo all’altezza dei tempi e della società in cui viviamo.Una concezione attiva del sapere, sulla base del principio secondo cui dimentico quello che ascolto, ricordo quello che vedo, ma capisco quello che faccio. Tale modalità
trova necessariamente la sua piena applicazione in una didattica che fa uso specifico delle attività di laboratorio, dove, attraverso la soluzione di problematiche relative
agli specifici curricola, crea quella trasversalità disciplinare che abbatte le spirali di autoreferenzialità in cui spesso si dibattono le singole materie.
Viviamo in un sistema complesso in cui è necessario imparare a ragionare ed agire in modo complesso, dobbiamo aumentare la capacità di diventare “resilienti”, cioè di
essere in grado di far fronte in maniera propositiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente l’esistenza dinanzi alle difficoltà.
Mi scuso per la lunghezza della premessa, spero abbiate resistito fin qui, so che siamo nell’era della comunicazione istantanea e della fretta perenne, ma era per me
assolutamente necessario fare questo doveroso preambolo. Amo troppo il mio lavoro per liquidarne in due righe il senso ed il contesto.
Arrivo al dunque.
Nella secondaria superiore gli insegnamenti di Laboratorio sono sempre stati presenti e svolti da una categoria di Docenti, gli Insegnanti Tecnico Pratici, che con passione
ed abnegazione hanno sempre cercato di interpretare ed impostare in questa visione tutta la loro attività didattica, attraverso metodi sperimentali e simulazioni di
contesti reali in cui risolvere i problemi, di volta in volta, analizzati.
Ho sentito giustamente dichiarare recentemente che le future decisioni per cercare di superare questo difficilissimo momento conterranno sacrifici per tutti, ma in
proporzione inversa rispetto a quanto ciascuno finora ha dato.
Orbene la scuola ha già dato tanto, ma veramente tanto in termini di diminuzione di risorse e in questo contesto le materie afferenti i laboratori ed i docenti tecnico
pratici hanno dato più di tutti.
Abbiamo assistito increduli alla drastica riduzione o addirittura, in certo casi, al completo azzeramento delle ore di laboratorio; ciò ha portato all’impoverimento di fatto
dell’offerta educativa e ha privato importanti segmenti dell’istruzione tecnico-professionale di quelle che sono considerate attività basilari per la preparazione dei nostri
ragazzi.
Per farsi un’idea basti pensare che su 10.000 esuberi in tutto, ben 2500, ad oggi, sono insegnanti tecnico pratici e il numero è destinato ancora a salire; tenendo conto
che il totale riguarda tutti gli ordini e i gradi di scuola e che tale categoria di docenti è presente solo in un segmento ben preciso della secondaria superiore, si possono
fare le dovute considerazioni di proporzione.
Mi auguro che queste mie modeste considerazioni possano portare ad una riflessione costruttiva sul contributo concreto che, invece, io personalmente e tantissimi altri
colleghi ci sentiamo ancora di dare al mondo scolastico, per continuare a costituire un’ importante risorsa della scuola, per poter facilitare questo periodo di difficile
cambiamento, mettendo al servizio dell’istituzione scolastica tutta l’ esperienza e la professionalità acquisita in anni di impegno, di aggiornamento, di abnegazione, di
voglia di fare e sperimentare, di amore sincero per la propria professione e i propri ragazzi.
*ITP C300 Lab. Informatica Gestionale