Il cibo halal e kosher cresce a ritmo del 12% l’anno, conquistando fette di mercato anche tra i non religiosi. Secondo Stefano Hamid di Halal Italia nel 62% dei casi i cibi certificati da rabbini e imam sono scelti per la loro qualità, sono più salutari per il 51% dei clienti e più sicuri per il 34%. A dimostrarlo il moltiplicarsi delle macellerie che praticano la macellazione rituale, gli scaffali dedicati in alcuni supermercati e le imprese che aprono negozi certificati su web. Un affare da 56 miliardi di euro l’anno solo in Europa, che in Italia apre il mercato delle esportazioni a diverse aziende: dall’olio alle conserve, fino ai vini e alle grappe kosher che arrivano direttamente nei negozi di Manhattan. Oltre che business, il cibo e la cucina etnica diventano anche un percorso di solidarietà e un progetto d’impresa. Succede a Napoli dove Unicredit Foundation ha premiato il progetto dell’associazione “Chi rom… e chi no” che prevede percorsi enogastronomici interculturali per incentivare iniziative di imprenditorialità nel campo della ristorazione anche tra donne rom e italiane nel difficile quartiere di Scampia.
via Club di Papillon