L’accoppiata Marchesi – McDò approda sui giornali del weekend, ma senza suscitare troppo clamore, come scrive Carlo Cambi che su Libero condanna senza mezzi termini l’operazione, definita da Marchesi rivoluzionaria: “No maestro non è rivoluzione. E’ forse consulenza ben retribuita per lei, è vanità che spesso fa rima con età, ma non è rivoluzione”. L’attacco però non si indirizza solo contro Marchesi: “Ormai i grandi chef italiani non cucinano più: fanno consulenze alle multinazionali, non hanno più il valore del cibo come valore culturale”. Così scrive Cambi per concludere: “Il pericolo sta lì: che si banalizzi la cucina, che diventi consumismo”. Di avviso opposto Davide Paolini che domenica, su Il Sole 24 Ore, accetta la versione rivoluzionaria del progetto (“il Maestro con i suoi panini cerca di rincorrere un nuovo che avanza”) e muove solo alcune critiche al Marchesino, deludente rispetto alle aspettative. L’accoppiata “diavolo e acquasanta”, come descritta da Paolini, rieccheggia anche nella pubblicità (quella sì davvero provocatoria) di McDonald’s apparsa su Repubblica. Il gioco di nomi dei panini “Adagio” e “Vivace” viene tradotto in un unico ambiguo slogan: “Slow e fast non sono mai andati così d’accordo”.
Il McItaly, però, è indigesto anche ai produttori marchigiani che contestano la proposta delle olive fritte farcite all’ascolana a 2,20 euro la porzione: il rischio è far perdere al consumatore l’esatta percezione del valore del prodotto
via Club di Papillon