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Agrigento – L’osteria l’ambasciata di Sicilia è slow, anzi molto slow

La notte di Ferragosto è una notte giovane, spiagge affollate, i falò in un luccichio quasi stellare le illuminano, la musica assordante degli stabilimenti balneari e lo scorrere di fiumi di alcol ci portano ormai da qualche anno a scegliere mete alternative. Al frastuono, preferiamo i centri storici, quasi deserti e silenziosi delle città. Così anche ieri notte la meta scelta è stata la Valle dei Templi e il centro storico di Agrigento. E proprio in una storica trattoria del centro, all’Ambasciata di Sicilia, abbiamo deciso di cenare perchè posiziona i suoi tavoli in una veranda naturale che da lontano vede i Templi illuminati. Bello il panorama, bella l’aria che si respirava, un po’ meno il servizio della trattoria, da un’ “Ambasciata” ci si aspetta il meglio, altrimenti che ambasciata è? L’atteso meglio non c’è stato: ci siamo seduti al tavolo, dopo circa mezz’ora di attesa, alle 21:15, in tavola nemmeno il classico cestino con i grissini. I camerieri forse frastornati perchè c’era qualche cliente in più del solito, si sono fatti vivi (e solo dopo molte sollecitazioni) alle 21:45 per portarci l’acqua.

Alle 22:00 finalmente è arrivato un cestino di pane che, come era prevedibile, abbiamo divorato per la fame e siamo riusciti anche ad ordinare: come antipasto “cozze scoppiate”, saltato il primo, come secondo abbiamo scelto un fritto misto e una fetta di spada alla messinese. Prima di degustare l’antipasto però abbiamo atteso ancora circa 20 minuti, nel frattempo osservavamo il personale che pareva in preda alla disorganizzazione e alle lamentele degli avventori sembrava giocasse a scaribarile. Dietro al nostro tavolo una coppia di stranieri lamentava il servizio lentissimo e ad un certo punto ha pure minacciato di andar via! Finalmente arrivano gli antipasti, i piatti si presentavano bene, le cozze (non tutte scoppiate) erano adagiate in una “barca” di pane: gustoso e ben condito il sughetto, non proprio pulitissimi i gusci, la fame però era tanta, dunque non potevamo soffermarci sulle sottigliezze. Finito di degustare l’antipasto prima che ci venisse servito il secondo sono passati altri 20 minuti, nel frattempo però abbiamo insistito affinchè ci portassero un altro cestino di pane, almeno quello!!! Arrivano, finalmente, i secondi, discreto il fritto misto, non proprio così il pesce spada, la cottura non ci ha soddisfatti anche se la salsa era gustosa, le patate però troppo fredde, evvabbè era la notte di Ferragosto, almeno così ci ha poi spiegato il cameriere a seguito delle nostre lamentele. Però quasi a voler compensare, nel menu abbiamo trovato una lettera in più (vedi foto a corredo), melius abundare quam deficere, del resto spesso capita anche a noi.

Tuttavia abbiamo deciso di non saltare il dessert e qui li promuoviamo entrambi a pieni voti, ottima la cassata siciliana, strepitoso il “ricottamisù” un tiramisù preparto non con il classico mascarpone, ma con la più morbida e delicata ricotta. I prezzi – secondo noi – non sono proprio da osteria, invece al caffè abbiamo rinunciato, avevamo di meglio da fare che attenderlo che arrivasse dal Brasile!!!

Liborio Butera:
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