Sabato ha creato allarme un ristorante di Lubecca, dove sono state contagiate 17 persone, e un momentaneo protagonista italiano: il salame di cervo. Libero e il Giornale dedicano una pagina alla denuncia del Ministero sull’Escherichia coli in salumi di cervo italiani, chiarendo subito che non hanno nulla a che vedere con Amburgo. Tanto basta però per rilanciare la psicosi anche in Italia, mentre spuntano le prime dietrologie: il Giornale punta sulla guerra dell’export di Cina e Russia pronte a vietare mozzarelle, polli e, ora, verdura fresca; Libero elabora una teoria sulla “regola” dell’Oms che ogni due anni lancia allarmismi che arricchiscono le case farmaceutiche. Domenica rientra il falso allarme sul salame di cervo, Libero se la prende con il cibo bio che ogni anno fa ammalare 200mila tedeschi, mentre su Repubblica la Coldiretti fa una prima stima dei danni per i soli coltivatori italiani: 25 milioni di euro, senza che sia mai stato rilevato un solo caso in territorio nazionale. Ieri nel pomeriggio, ecco la svolta dei germogli di soia, rilanciata su tutti i quotidiani.
L’Italia sembra definitivamente salva: qui sono “un piatto di élite che usano solo i vegetariani” dichiara Giorgio Calabrese su La Stampa. La strategia della paura però non si arresta: Repubblica stamattina svela che l’Inghilterra ha aumentato i controlli antiterroristici, temendo che l’epidemia sia veicolata da gruppi sovversivi, mentre gli Usa investono 1,4 miliardi di dollari – scrive Il Giornale – per aprire uffici di controllo alimentare in tutto il mondo. Si muove infine anche l’Unione europea: è stata convocata per domani mattina una riunione per gestire le misure contro la crisi e contro la psicosi che a livello europeo finora ha provocato danni per oltre 4 miliardi di euro.
via Club di Papillon
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