Marino Niola su Il Venerdì di Repubblica prova a dare una differente lettura del falso made in Italy che non fa altro che confermare il successo della cucina italiana nel mondo (si imita perché piace) e soprattutto dello stile italiano anche a tavola. “Tutti vogliono italian cooking, ma troppi comprano italian sounding. Si chiama così quella denominazione di origine incontrollata che inonda il mercato alimentare planetario di falsi dal nome improbabile” scrive Niola. E poi via con alcusi curiosi esempi: “L’olio Pompei spremuto a freddo nel Maryland, il Parmesao cagliato nel Nordest del Brasile, la mozzarina di Montreal, il pecorino sardo di Timisoara, i Pachino raccolti a Pechino… E poi ancora rosecco, combozola, tinbonzola, regianito, pardano, gradano e persino un estetizzante parmigianino”. Sempre in tema di contraffazioni alimentari oggi su Panorama un ampio servizio denuncia questo fenomeno per la bufala: 7mila tonnellate di mozzarelle taroccate contro le 36mila di Dop autentiche, per un mercato del falso che tocca 100 milioni di euro.
- 14 anni ago
Liborio Butera
Categories:
attualità
Nel mondo si mangia sempre più (falso) all’italiana
Related Post
-
La guerra mette in crisi in cannolo siciliano artigianale
La crisi causata dalla guerra fra la Russia e l'Ukraina sta mettendo in crisi il…
-
Vieste, tanto bella, ma tanto cara
La vacanza 2022 ha avuto come tappa una magnifica località pugliese, Vieste. La località balneare…
-
Vacanze 2022, ma quanto ci costano?
Gli amici che seguono la mia pagina Facebook hanno trovato la modalità vacanze settate su…