Nella Pasqua cristiana l’agnello non ha nessuna rilevanza, bensì è caratteristico della celebrazioni del popolo ebreo che ricorda la liberazione del popolo giudeo dalla schiavitù egizia, quando l’angelo inviato da Dio evitò di colpire i primogeniti di chi aveva segnato la propria abitazione con il sangue d’agnello. Questa è una delle tesi riportate su Libero di domenica a sostegno della campagna del Ministro Michela Brambilla e del professor Umberto Veronesi, promotori del movimento “La Coscienza degli animali”. Per il Ministro è “una tradizione crudele e superata, moralmente condannabile. Serve a mettere in discussione simili consuetudini, sintomo di arretratezza e che non possono più trovare spazio nella nostra cultura”.
D’altra opinione sono invece su Noi di Avvenire Caterina e Giorgio Calabrese che trovano sin dai libri più antichi della Bibbia, e in particolare nell’Esodo, il consumo di carne d’agnello in concomitanza della Pasqua. “Ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa… senza difetto, maschio, nato nell’anno… ne mangeranno la carne arrostita sul fuoco” (Es 12, 3-8). La carne d’agnello per i Calabrese è da considerarsi persino “ecumenica” perché accomuna ebrei, cristiani e islamici, ideale nel periodo pasquale visto che è in stagione, ma anche oltre. “E’ una carne che dovrebbe essere maggiormente utilizzata… è la meno allergenica e quindi adatta a tutte le età”.
via Club di Papillon