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Precariato-Scuola: code o pettine siamo sicuri che sia questo il problema?

Riceviamo e pubblichiamo una proposta da noi ritenuta avanzata dal coordinamento precari della scuola di Bologna. Vi invitiamo dunque a leggere con attenzione la lettera che segue e magari lasciate poi il vostro commento.

Anche all’interno del nostro gruppo si è accesa la discussione code/pettine.. Siamo insegnanti del Sud che lavorano al Nord e insegnanti di tutta Italia con progetti di vita indissolubilmente legati ai destini della scuola. Per questo siamo convinti che l’attuale dibattito sull’ennesimo conflitto all’interno del precariato scolastico sia male impostato e di fatto autolesionista. Il conflitto Nord/Sud non esiste perché non è che l’ennesimo riflesso del dramma in cui versa un’area del paese da sempre abbandonata al malgoverno e alla corruzione. Siamo in tanti ad aver dovuto, in ondate migratorie successive, abbandonare la nostra terra in cerca di lavoro. Gli effetti della eliminazione delle code non saranno che una ulteriore ondata migratoria, a riprova che anche questa volta i tagli sono stati disomogenei e penalizzano di nuovo il Sud Italia.

Ma dividerci tra le legittime aspirazioni dei nostri colleghi che vedono il loro progetto di vita devastato dai tagli del governo, ci sembra un favore troppo grande fatto a chi appunto ci vuole governare (il MIUR ma anche i sindacati che si gettano sulla torta dei ricorsi). Non dimentichiamoci che da sempre si è cercato di gestire gli interventi politici sulla scuola mettendo i precari gli uni contro gli altri (tanto per fare un esempio, il conflitto tra gli abilitati SSIS e chi aveva fatto il concorso) e non dimentichiamo che se quest’anno ci scontriamo sul tema code/pettine il prossimo anno sarà la volta delle graduatorie ad esaurimento contro i nuovi abilitati (non sono di oggi le indiscrezioni sulla volontà di costituire un ennesimo “doppio canale”).

Sappiamo bene che qualunque sia la decisione che verrà presa sulle graduatorie, senza un reinvestimento economico sulla scuola e con il proseguimento delle dinamiche degli ultimi due anni (classi sovraffollate, ore eccedenti, ecc.), per noi la prospettiva sarà comunque tremenda. Ci troveremo sempre più scoraggiati, rassegnati e soprattutto sempre più in lotta tra di noi, perché la risoluzione individuale dei problemi (ricorsi pettine, trepuntifici, ecc..) sarà vista sempre più come l’unica possibile. In questo pienamente appoggiati da quei sindacati che devono occuparsi di “gestire la transizione”, e che a livello locale si ergono a difensori dei “propri” lavoratori. Così si è riusciti nell’intento di spostare il problema dai tagli alla migrazione interna. Il caro e vecchio principio del divide et impera rivolto ad una categoria già più che divisa e imperata.

A questo punto che cosa possiamo fare?

Se vogliamo trovare una via d’uscita da questo vicolo cieco, dobbiamo sollevarci al di sopra di questo conflitto e ritornare alla causa reale: ovvero i tagli e il progetto di precarizzazione dell’intero sistema scolastico. Lo Stato con noi risparmia (pensionamenti compresi, a settembre ci saranno circa 58000 posti vacanti, 20000 dei quali saranno tagliati. Vedremo quante saranno le assunzioni) e tutte le forze politiche hanno intenzione nel lungo periodo di far scomparire il contratto a tempo indeterminato nella scuola (è il miraggio del modello anglosassone a cui destra e sinistra si sono votati).

Se a tutto questo aggiungiamo che il tema passa nel più totale silenzio mediatico, con l’attenzione focalizzata su altre sciocchezze o su temi anche importanti ma usati in modo strumentale, capiamo come sia necessario fare almeno un tentativo. Provare a far sentire la voce dei precari della scuola: principali destinatari dei progetti di riforma della scuola e dei tagli, ma anche principali assenti nelle mobilitazioni più recenti. Rassegnazione, scoramento, egoismo, forse tutte queste cose insieme o forse nessuna; ma il dato rimane e forse è il caso di provare a focalizzare per una volta l’attenzione sui posti di lavoro che stiamo perdendo e sul fatto che non possiamo pensare di riaverli guardando ognuno al suo orticello, ma solo dimostrandoci compatti e uniti nel pretenderli senza che questo avvenga a scapito di colleghi di altre regioni. Dobbiamo capire che non c’è una soluzione migliore tra quelle prospettate perché ognuna danneggia una parte di noi se non si restituiscono gli otto miliardi alla scuola.

Per questo proponiamo di organizzare uno sciopero nazionale autoconvocato a fine anno con due sole e chiare rivendicazioni: ritiro dei tagli e assunzione in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili. Facciamo per una volta a meno dei sindacati, mostriamo loro che sappiamo anche organizzarci da soli e al governo facciamo vedere che sarà impossibile governare la scuola senza il nostro consenso.

Organizziamo ad aprile un’ Assemblea nazionale dei precari e lanciamo questo sciopero

Facciamo da soli, facciamo presto!

Coordinamento precari della scuola Bologna