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Pettine o non pettine – La linea dell’ANIEF

Il ricorso vinto dall’ANIEF che ripristina un diritto Costituzionale, ovvero quello inserirsi secondo il punteggio maturato in qualsiasi provincia d’Italia, il cosiddetto inserimento a pettine, ha causato qualche malumore soprattutto fra gli iscritti del sindacato. Purtroppo la divisione e la frammentazione dei precari causata da leggi specifiche partorite da governi – secondo noi – in malafede, ha fatto perdere fra i precari l’idea di uno dei diritti sanciti dalla Costituzione Italiana: quello di essere italiani su tutto il territorio nazionale.

A tal proposito ci scrive Francesco Lannino, esponente dell’ANIEF biellese, che ha specificato la linea del sindacato.

Il nostro sindacato nasce piccolo e spontaneo, sull’onda dei disastri che i contenziosi relativi al trattamento degli abilitati alle Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento rischiavano di creare – e che a volte hanno creato. Il movimento – all’inizio si trattava soltanto di uno sparuto gruppo di docenti e specializzandi impegnati a far valere i propri diritti – nacque proprio perché, come spesso accade, una questione annosa come il posizionamento degli specializzandi SSIS nelle graduatorie si stava rapidamente trasformando in una lotta senza quartiere all’interno di una categoria – quella degli insegnanti – che ahimé fatica a mantenere l’unità, impegnata com’è a dividersi su posizioni a difesa del proprio specifico status, avallati di volta in volta da questo o quell’altro sindacato, nell’ottica spesso autodistruttiva della difesa di diritti particolari che si contrappone inesorabilmente alla possibilità di discutere di diritti di tutti, nello specifico dei diritti e doveri di tutto il personale della scuola.
Ho vissuto in prima persona quelle fasi, ricordo bene le lotte fratricide tra “precari storici” e “sissini”, le recriminazioni e le accuse, il clima teso che si respirava nei corridoi di quelle scuole di specializzazione, così come nelle piazze. Non era infrequente allora sentir dire che ANIEF fosse “il sindacato dei sissini”, a cui si contrapponevano come vecchi giganti i sindacati confederati, spesso indifferenti se non sarcastici di fronte alle rivendicazioni e alle proposte avanzate dal giovane sindacato nascente.

A distanza di anni il sindacato è ormai una realtà la cui identità si consolida ogni giorno di più. Tuttavia non è infrequente che il medesimo dubbio che ne ha accompagnato la nascita – ossia che esso fosse un “sindacato di parte”, con ciò intendendo non uno schieramento politico (per fortuna ben lungi dal caratterizzare ANIEF) quanto una “scelta di campo” in merito al personale preso in tutela dal sindacato.
E’ vero, ANIEF raccoglie molti consensi tra il personale precario della scuola, ma ciò non significa in alcun modo che esso abbia come obiettivo la difesa di questa fascia, seppure debole e sicuramente meritevole di tutela. Ma la faccenda è diversa, e pone luogo a due ordini di questioni.
Innanzitutto, se ANIEF catalizza l’interesse di questa fascia del personale, ciò mi sento di affermare è dovuto al fatto che i soggetti che si rivolgono a noi, spesso reduci da altre esperienze sindacali, non hanno ottenuto dai confederati l’attenzione e la competenza che si aspettavano. D’altronde è cosa nota che il fenomeno del precariato è materia scomoda, e nella nostra esperienza di consulenza raccogliamo spesso le lamentele di chi non ha ricevuto dai sindacati “grandi” il supporto e la motivazione che invece trova presso la nostra organizzazione.
In secondo luogo poi, dev’essere chiaro che già il concetto secondo cui esistano docenti “precari” e docenti “di ruolo”, distinzione da cui discenderebbero due diversi trattamenti e due diversi ordini di diritti, è fuorviante e intollerabile. ANIEF si schiera, come fa ogni realtà che intende agire in maniera efficace sulla realtà, ma non si schiera dalla parte dei precari o da quella degli insegnanti di ruolo, né da quella dei presidi – ci hanno detto anche questo! – né da quella del ministero – per carità…
ANIEF SI SCHIERA DALLA PARTE DEI DIRITTI. E ciò vuol dire innanzitutto che il diritto del docente precario è identico a quello del docente di ruolo, e che l’unico criterio che l’ordinamento italiano prevede perché siano legittimate le differenze è quello del merito, quello vero, regolato da leggi e normative precise, non qualche altra chimera fumosa fatta ingollare alle scuole per via di decretazione. In questi due enunciati fondamentali si riassume la posizione di ANIEF: dalla parte dei diritti, dalla parte del merito.

Mi preme dire un’ultima cosa, riguardo al modo in cui ANIEF ha caratterizzato la sua attività sindacale. Non c’è assemblea di sindacato in cui non si sia udito il refrain secondo cui la politica sindacale non può essere basata sul ricorso sistematico ai Tribunali o al Presidente della Repubblica; con queste affermazioni spesso i sindacati maggiori – ma non solo – hanno voluto squalificare l’operato di ANIEF, riducendolo a quello di un ufficio legale agguerrito e poco più, magari privo di una reale prospettiva sulla scuola e incapace di formulare azioni che vadano oltre i ricorsi.
Vorrei tranquillizzare questi detrattori, assicurando loro che ANIEF non ritiene affatto che il ricorso e il tribunale siano gli unici mezzi con cui si possa ottenere il rispetto delle norme e della legalità. Esistono le trattative, le contrattazioni e gli accordi: ed è nostro auspicio che si possa ristabilire in questo paese una normale dialettica tra sindacati e governo, nell’ottica di una reale e fattiva collaborazione.
Purtroppo però bisogna ammettere senza remore che la condizione attuale dell’Italia non è tale da lasciare adito a illusioni sul futuro delle relazioni sindacali. Ci confrontiamo con un apparato di governo che spesso si contraddice, che legifera quasi esclusivamente per vie di decreto, che respinge la contrattazione sindacale quando essa sia diversa da un’acquiescenza cerchiobottista. Noi sindacati della scuola ci confrontiamo con un chiaro intento di smantellare il sistema scolastico, attraverso un depauperamento della scuola pubblica ed un massiccio trasferimento di risorse alle istituzioni private, mentre ministri e presidenti di turno – magari fossero di turno, è sempre lo stesso… – non provano più alcuna vergogna ad infangare la scuola e il personale che vi lavora, mortificando a reti unificate il lavoro quotidiano di centinaia di migliaia di uomini e donne che con dedizione offrono il loro servizio per stipendi ridicoli e spesso senza alcuna garanzia di futuro.
Parafrasando una metafora utilizzata di recente dal mandante dell’assassinio della scuola italiana – il nostro ministro Giulio Tremonti – la crisi delle relazioni sindacali e del mondo della scuola è ormai arrivata al livello 2: qui non c’è più spazio per gli accordi e le mediazioni che infine risultano sempre favorevoli a chi vuole farci a pezzi. Resta soltanto il tentativo tenace e instancabile di ricondurre gli spropositi del potere entro gli spazi della legalità e della tutela dei diritti di tutti. Per quest’azione ANIEF offre la sua competenza e il suo impegno, sperando che esso contribuisca ad un miglioramento generale del Paese in cui viviamo.

Liborio Butera:
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