La mafia e la tavola, un binomio da film hollywoodiano, viene analizzato oggi da un libro scritto a quattro mani dai giornalisti Jacques Kermoal e Martine Bartolomei, che passano in rassegna i pasti di celebri mafiosi, passando dalla ricotta e cicoria di Provenzano agli odierni “pranzi calabresi” a Milano. Tra aragosta alla maniera di Castellamare del Golfo alla cassata amata da Don Vito Cascioferro quello che emerge – rileva Francesco La Licata su La Stampa – è l’importanza del desco: “A tavola si appiana qualunque contrasto, si fa la pace, si dichiara la guerra, si decidono affari, si saldano alleanze. I siciliani – continua la Licata – questo lo sanno bene, perché possono vantare una cucina più efficace di qualsiasi arte diplomatica”. (Ma questa della tavola come strumento della politica è vecchia come il mondo. Piuttosto come pensiamo di utilizzare la tavola come strumento di relazione in queste feste?
via Club di Papillon