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Riforma della scuola – regolamenti e parere del Consiglio di Stato

Pare – e lo sottolinea Tuttoscuola.com – che il ritardo dell’emanazione ufficiale dei nuovi regolamenti sia dovuto ad una specifica richiesta del Ministero dell’Economia. Il dicastero guidato da Tremonti vuole essere sicuro degli effettivi tagli derivati dall’applicazione della riforma, dunque ciò lascia intendere che se i conti non tornano si provvederà ad un altro giro di vite.
Per il resto tutto dovrebbe filare liscio come l’olio, a menochè ad opporsi non sia il Consiglio di Stato: nel parere n. 4597 infatti si legge che una delle osservazioni più rilevanti riguarda la natura degli atti giuridici, che devono garantire il completamento del processo di riordino: “l’organo amministrativo chiede chiaramente – sottolinea Virzì – che su tali materie i provvedimenti ministeriali siano di natura regolamentare”. Ed è decisamente lunga la lista di argomenti, previsti dal comma 2 e dal comma 3 dell’articolo 8, su cui il Miur dovrebbe mettere mano: si va dalle indicazioni nazionali su competenze, abilità, conoscenze agli ambiti e i criteri per ulteriore articolazione degli indirizzi.

Sotto la ‘lente’ degli esperti di dicastero di viale Trastevere dovrebbero passare – sempre per il Consiglio di Stato – anche i criteri di raccordo della transizione dal vecchio al nuovo ordinamento, ma anche i quadro orario che regola il passaggio da 36 a 32 ore settimanali. Oltre che la revisione delle classi di concorso, i criteri di insegnamento in lingua inglese di una materia non linguistica dell’ultimo anno e, infine, gli indicatori di valutazione e autovalutazione degli istituti.

Secondo lo studioso di problematiche scolastiche “tutto ciò significa l’adozione della complessa e lunga procedura dei previsti pareri di Commissioni di Camera e Senato, Cnpi, Consiglio di Stato, Conferenza Stato Regioni. E i tempi, appena 30 giorni entro la fine delle iscrizioni, non ci sono. A meno che – conclude – non si proceda, ripeto, con un decreto in spregio del parere del Consiglio di Stato”.

Il testo ufficiale e finale dei nuovi regolamenti ritarda, sembra soprattutto per le ulteriori precisazioni chieste dal Ministero dell’Economia sugli effettivi risparmi derivanti dalla loro applicazione, ma a prescindere dai colpi di coda di questa sempre complicata vicenda, che non dovrebbe comunque ripercuotersi sui piani di studio (già pubblicati nel sito del Miur), ci sono non pochi problemi relativi alla concreta attuazione delle riforma.
Problemi che riguardano sia l’organizzazione dell’offerta formativa (se e quali opzioni e articolazioni saranno attivate dalle singole scuole), sia la programmazione sul territorio da parte delle Regioni e delle Province, soprattutto quando le articolazioni iniziano già dal primo anno, come nel caso dell’indirizzo per i servizi socio sanitari dell’istruzione professionale, che contiene le articolazioni “Odontotecnico” e “Ottico”, eredi dei precedenti indirizzi.

Altri problemi di implementazione della riforma riguardano l’organizzazione degli insegnamenti e delle cattedre in assenza della revisione delle classi di concorso: per quanto riguarda il liceo artistico, articolato in sei indirizzi, si dovrà tener conto di quanti e quali istituti d’arte confluiranno nel liceo, e quanti e quali negli istituti professionali per l’industria e l’artigianato, con i relativi insegnanti; se e quanti insegnamenti aggiuntivi saranno attivati o attivabili nei licei; come gestire, anche sul versante della formazione dei docenti, nuove discipline come l’inedita accoppiata storia-geografia; come organizzare, negli istituti tecnici e professionali, gli insegnamenti che prevedono una forte presenza di laboratori e di compresenze dei docenti con gli insegnanti tecnico-pratici, come utilizzare gli ampi spazi di flessibilità distinti da quelli dell’autonomia per corrispondere a puntuali bisogni del territorio, in mancanza di indicazioni certe . L’autonomia delle scuole potrà in parte aiutare, ma un’accorta gestione anche amministrativa dei processi ai vari livelli di governo, cominciando da quello centrale, appare decisiva.


Liborio Butera:
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