Hercules e Furens, l’intervisa a Vincenzo Pirrotta
Hercules e Furens, lo spettacolo messo in scena ad Eraclea Minoa ha incantato il pubblico presente. La tragedia ispirata all’Eracle di Euripide, l’Hercules Furens è paradigma del pensiero di Seneca. Il filoso, infatti, espresse anche con la poesia le proprie convinzioni etiche ma, a differenza delle opere in prosa, in cui la riflessione partiva dal punto di vista del saggio stoico che osservava la realtà dal mondo beato del sapiente, nelle tragedie l’analisi parte dal mondo dei dannati e dall’orrore ineffabile in cui si trovano.
Secondo il mito ripreso dall’originale euripideo, Ercole, l’eroe per eccellenza, è in preda ad una follia distruttiva per volere di Giunone e, inconsapevole, uccide la moglie Megara e i figli. Una volta riacquistata la lucidità, l’eroe è pronto a darsi la morte, ma trova sostegno nel re di Atene Teseo. Recatosi a Delfi per purificarsi dall’orrendo delitto, Eracle riceve dalla Pizia l’ordine di porsi al servizio del re di Micene Euristeo che gli impose le “dodici fatiche”, le imprese più note legate al nome dell’eroe.
La regia e la drammaturgia è della bravissima Cincia Maccagnano, nel ruolo di Ercole Vincenzo Pirrotta, partinicese, allievo di Mimmo Cuticchio, la sua formazione nella tradizione popolare siciliana dei cuntisti lo ha poi portato a tentare varie sperimentazioni, basate sul cambio continuo di registro stilistico e l’uso del dialetto siciliano, soprattutto applicate al teatro classico.
Lo abbiamo intervistato.